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Emery: “La rivoluzione difensivista della Liga, s’è trasformata nella vecchia Serie A”

Il tecnico basco di ritorno in Spagna al El Pais: “Il problema del Real e del Barca è che i grandi giocatori non si impegnano con le piccole squadre”

Emery: “La rivoluzione difensivista della Liga, s’è trasformata nella vecchia Serie A”

Unai Emery è tornato in Spagna dopo quattro anni in tour straniero, tra del Paris Saint-Germain e dell’Arsenal, “due club deformati da crisi esistenziali”, come scrive El Pais nell’introduzione alla lunga intervista che lo vede protagonista. “L’allenatore basco ha ritrovato la pace che le società semplici garantiscono. Non un ramo di una holding con sede all’estero né un’ambasciata di uno stato sovrano del Golfo Persico, il Villarreal è solo un club di calcio”.

Domani gioca contro il Real Madrid e da questo punto di vista privilegiato legge il momento del calcio spagnolo, con una riflessione originale: la Liga sta diventando difensivista, e il problema di Real Madrid e Barcellona è che parametrano la loro forza su avversarie troppo inferiori, i top player contro le piccole si impegnano meno.

“Tutto influenza. La minore capacità economica ha fatto partire Neymar e Cristiano e la Lega è scesa di un gradino. Il Barça e il Madrid scommettono sui giovani, ma hanno bisogno di tempo. Il Barça ha reinvestito i soldi di Neymar ma non ha trovato un riferimento chiaro: né Dembelé né Coutinho né Griezmann sono tra i primi cinque del mondo, come Neymar, Messi e Cristiano. Il secondo campionato più seguito al mondo è sempre stato quello spagnolo perché qui si giocava il miglior calcio. Dobbiamo essere in grado di fare un gioco. Le statistiche ci dicono che abbiamo del lavoro da fare”.

La Liga che descrive Emery sembra ricalcare i luoghi comuni sulla Serie A d’una volta:

Ora il messaggio è mantenere la porta inviolata. Il messaggio è penetrato. L’altro estremo, quello delle partite belle e attraenti, con entrambe le squadre che vogliono solo fare gol, va contro l’organizzazione. In Spagna gli allenatori sono molto organizzati, molto tattici e competitivi. Ed è come la coperta corta: ci arricchisce, ma ci allontana dal calcio spettacolare”.

E’ anche un problema di gerarchie.

“In Spagna il contrasto è curioso. Florentino Pérez è la leadership più visibile al Madrid; all’Atlético la trovi in Simeone; vai al Barça e trovi Messi; al Siviglia c’è Monchi”.

Un presidente, un allenatore, un campione, un direttore sportivo. Le motivazioni però restano in campo.

“L’Atlético è il più regolare dei candidati a vincere il campionato. Madrid e Barça sono irregolari quando non trovano le motivazioni. Il problema con le grandi squadre è la gestione che fai degli sforzi tra Lega, Champions League e nazionali. I giocatori si impegnano meno contro i rivali inferiori perché pensano che anche senza andare al massimo vinceranno. Non mi piace il freno a mano. Ecco perché Barça e Madrid sono irregolari. Le squadre di Simeone non vanno mai a metà gas”.

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