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Allo chalet Mergellina dicono che a Napoli l’andazzo c’è sempre stato, dai tempi di Monzeglio

Tiene banco lo sfogo di Gattuso che parla anche di maestri. E qualcuno dice: “vorrei meno maestri fuori e qualche professore in campo”

Allo chalet Mergellina dicono che a Napoli l’andazzo c’è sempre stato, dai tempi di Monzeglio

Giornata scolastica ed elementare allo chalet di Mergellina di Peppino cameriere dopo che Salvatore pittore di alici esalta Hirving Lozano, e don Ciccio portiere di palazzo esulta per Tiémoué Bakayoko, e il ragioniere Saverio Malaspina si illumina per Fabian Ruiz, e Pasquale Pazienza giornalista on-line pone l’interrogativo del giorno chi sono i troppi maestri di Napoli, dove si annidano, da quali pulpiti invocano moduli e sostituzioni, sono maestri elementari o maestri di strada, e chi li ammaestra, e oggettivamente sono maestri di ruolo o precari, bisogna snidarli.

Signori belli, proclama Corraducciobello giornalaio in Piazza Sannazaro che legge tutti i giornali, signori cari il mister è stato chiaro, qui c’è un andazzo che non va. Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca interviene sostenendo che a Napoli l’andazzo c’è sempre stato dai tempi di Monzeglio. Gennaro Piromallo salumiere afferma che in effetti a Napoli non ci sta mai bene niente e abbiamo questo andazzo di insoddisfazione. Carmelo Mirabello regista di teatro popolare denuncia teatralmente che bisogna distinguere la critica a priori, la critica a posteriori e la critica della ragion pura. Totonno Speranza direttore di centro commerciale con piena soddisfazione dice azzòppati da un tavolino siamo al terzo posto.

Con intenzioni velatamente malevoli, il giornalista on-line Pasquale Pazienza fa osservare che il Napoli è terzo ma non ha ancora incontrato una sola delle squadre più forti e che dopo la sosta vengono al San Paolo il Milan e la Roma. E allora, esclama Carminiello-a-rezza pescatore di fravaglia, e allora da tutte le scuole del pensiero calcistico usciranno tutti i maestri e diranno questo e quello e l’andazzo sarà completo.

Con pazienza, omen nomen, Pasquale Pazienza giornalista on-line riassume la situazione e l’andazzo, in fondo Gattuso che cosa ha detto, cari signori, ha detto che questi troppi maestri, e vediamo poi chi sono questi maestri e se sono troppi, in ogni modo Gattuso ha detto che per mesi i maestri gli hanno chiesto il 4-2-3-1 e poi alla prima partita sbagliata gli hanno chiesto di tornare al 4-3-3.

Scusate signor Pasquale, interviene in sol maggiore Enrico Pignatiello baritono mancato al San Paolo, ma ‘sta critica mi sembra anche ondivaga. Passando di corsa con un vassoio di babà e sfogliatelle, Peppino cameriere si intromette signori miei, ma anche voi avete questo andazzo, dite e non dite, ma perché non fate i nomi di questi troppi maestri. Ha ragione Peppino, afferma  Saverio Malaspina ragioniere, fuori questi nomi. Ma don Ciccio portiere di palazzo saggiamente sottolinea si dice il peccato ma non i peccatori. Ma allora è tutto un andazzo anonimo, esclama Gennaro Piromallo salumiere.

Fuori i nomi dei troppi maestri, urla provocatoriamente il cameriere Peppino ritornando col vassoio ormai vuoto di babà e sfogliatelle. Maestri, maestri, insinua Giacomo Frollo pasticcere alla Pignasecca, e perché non professori, presidi, rettori di università, supplenti, predicatori, filosofi. All’ànema ‘e l’andazzo, sbotta Corraduducciobello giornalaio in Piazza Sannazaro, voi volete nomi e cognomi di commentatori, opinionisti, mallevadori, giornalisti che fanno gli allenatori e allenatori che fanno i giornalisti, ma allora voi a Napoli volete la guerra civile.

Torniamo a noi, invita don Ciccio portiere di palazzo. A me dei troppi maestri non m’importa, interviene Salvatore pittore di alici, io più che maestri fuori dal campo vorrei qualche professore in campo. Ben detto, osserva Pasquale Pazienza giornalista on-line. Però, conclude Gennaro Piromallo salumiere, pure Gattuso che scuole ha fatto, che maestri ha avuto, si deve stare, tuttavia, gli voglio dare un consiglio a Gattuso, scapricciatiello mio, allontanate a ‘si maestri, ca te pierde, figlio ‘e mammà.

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