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Nel calcio dal gol facile vale la vecchia regola: è in testa chi subisce meno gol

Primo: non prenderle. E chi non le prende è primo. E’ una rivoluzione filosofica. Milan in testa con un solo gol subito, il Napoli ne ha 4 perché la Lega conta anche i gol a tavolino

Nel calcio dal gol facile vale la vecchia regola: è in testa chi subisce meno gol
Salvatore Laporta / KontroLab

Primo: non prenderle. E chi non le prende è primo. In tempi in cui l’analisi tattica della partita di calcio ha reso entusiasmante la vivisezione, zeppa com’è di expected gol, assist preterintenzionali e trigonometria tattica, facciamo una constatazione amichevole: il Milan comanda la classifica con un solo gol subito. Poi ce ne sarebbe un’altra a pari statistica, ma bisogna lavorare un po’ di fantasia: il Napoli.

Il Napoli ha vinto 2-0 a Parma, poi ha vinto 6-0 col Genoa, poi ha vinto 4-1 con l’Atalanta. Ma nella classifica ufficiale della Serie il Napoli ha subito 4 gol. E non è, ovviamente, nemmeno primo. Perché il 3-0 a “tavolino” non è un modo dire: quei tre gol fanno statistica. Per cui tre ne ha subiti il Napoli, e tre ne ha segnati la Juve. Mancherebbero i marcatori, ma abbiamo paura di controllare e scoprire che la Lega ha assegnato d’imperio pure quelli.

Divagazioni passivo-aggressive a parte il punto è che in una stagione cominciata con la bellezza di 142 gol segnati in appena quattro giornate, la differenza la fa – appunto – la difesa. Si vince, come dire, per sottrazione. Come nella letteratura, come nella ricerca della pulizia nelle formule matematiche: si chiama efficienza. Il Milan è primo a punteggio pieno e porta quasi del tutto vuota: solo Lukaku l’ha violata. Una concessione fisiologica o poco più. Il Napoli volendo restare alla cronaca del campo (la Juventus ci tiene assai, è un filone inattaccabile) va di pari passo: il ticket Ospina-Meret è stato battuto solo da Lammers e dalla tripletta di Mastrandrea.

Questa rivincita parziale del catenaccio – anche quando catenaccio non è – ha una valenza ideologica. E va di pari passo con la nouvelle vague del gioco verticale. Nel calcio schizofrenico che la pandemia ci sta regalando, in cui anche le grandi squadre europee incappano in svarioni inconcepibili fino a pochi mesi fa, una sana retroguardia quadrata fa ancora la sua meravigliosa figura. Profuma di tradizione: il portiere para, la difesa difende, l’attacco attacca. E talvolta l’attacco attacca perché il portiere rilancia, scavalcando un paio di reparti e almeno dieci anni di menate sul primato morale del possesso palla. Un esempio, per restare attaccati alle nostre cose: l’assist di Ospina – quello bravo coi piedi per tormentone – per Osimhen. Un porno per il feticisti del calcio pane e salame.

Il Napoli in questo panorama vintage si propone – a testa bassa, senza farsi troppo notare – come una delle organizzazioni difensive meglio combinate della Serie A. E’ rimasto volente o nolente Koulibaly, la linea a quattro già bella solida di Gattuso ha trovato ulteriori assestamenti, i ricambi sono di grande valore. Checché ne dica la classifica ufficiale della Lega. Una controtendenza rispetto persino a chi quest’anno è, per tutte le griglie dell’universo conosciuto, come la principale pretendente al trono della Juve: l’Inter.

Conte, anzi, ha compiuto in estate un’inversione a U dell’anima: aveva lasciato i microfoni delle tv a muso duro dopo aver bruciato la chance scudetto a luglio, ed è tornato in versione maestro zen:

«Spesso mi dimentico di godermi il percorso e lo scorso anno c’era da goderselo. Ecco, io devo ancora imparare a godermi queste situazioni».

Ha preso due gol dal Benevento alla prima, poi tre dalla Fiorentina, uno dalla Lazio e due dal Milan. L’impenetrabile trincea nerazzurra (ognuno si fa le narrazioni che vuole, a dispetto della realtà) per ora non ha mai terminato una partita a rete inviolata. Conte per ora non si scompone, ormai conquistato dal fascino del calcio spettacolo. Manco fosse Zeman:

“Sì, subiamo tanti gol, ma ne facciamo di più. E ci divertiamo”.

Il gioco, nel frattempo, ha preso a funzionare al contrario: l’orgia di gol è opalescente, ma la sostanza sta nella vecchia classifica. Basta saperla leggere.

 

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