A Radio Amore: «Di diritto non c’è nulla, è un processo alle intenzioni del Napoli. Se fosse ancora al Tar, Mastrandrea affermerebbe la supremazia del protocollo sulla legge dello Stato?»
Ai microfoni di Spakkanapoli, trasmissione radiofonica di Radio Amore condotta da Vincenzo Imperatore e Massimiliano Gallo, è intervenuto oggi il noto penalista napoletano Edoardo Cardillo che ha commentato la sentenza (anzi provvedimento) con cui il giudice sportivo Mastrandrea ha decretato il 3-0 a tavolino per la Juventus.
Mi chiedete cosa abbia di diritto questo provvedimento che non è una sentenza. È un provvedimento che viene fuori da un processo kafkiano all’interno del quale c’era poco da riflettere perché quello che avviene intorno a noi e ovviamente alle squadre di calcio ha una rilevanza sotto il profilo della salute che non può essere mortificato e subordinato a una ciambella di salvataggio che potrebbe essere costruita anche diversamente.
Sicuramente l’estensore di questo provvedimento è uno che la sa lunga in materia diritto (Mastrandrea è un giurista di lungo corso, molto addentro alla politica, ndr), è scritto con un lessico giuridico ineccepibile, inappuntabile, solo che di diritto non contiene nulla. Perché, a parte la contraddittorietà che emerge leggendo questo provvedimento, se da un lato dice di non voler entrare nella legittimità dei provvedimenti emanati dalle Asl, dall’altro lato – adagiandosi a questi poteri di indagine della Procura federale – li prende in mano, sviscera questi provvedimenti e li vanifica non sotto il profilo della legittimità, toglie valore a questi provvedimenti agganciandosi a un concetto: e cioè “io sostengo, dice Mastrandrea, che il Napoli in pratica aveva già rinunciato ad andare a Torino per la disputa della partita”. Cioè un processo alle intenzioni della società sportiva calcio Napoli.
È scritto bene però di diritto non ha nulla. È soltanto evidente che Mastrandrea è la longa manus di una impostazione della Figc e della Lega Calcio che già in anticipo avevano suggerito l’esito per questa vicenda e che cioè nessuno si deve permettere di mettere in discussione quel protocollo. Io invece penso che la salute dei cittadini venga ancor prima dei protocolli e comunque i provvedimenti emanati della autorità statali e regionali in materia di sicurezza e in materia di sanità pubblica, beh quelli vanno sicuramente osservati.
Anche perché non osservare i provvedimenti di una autorità statale comporterebbe la violazione del codice penale. Quindi il Napoli se avesse voluto agire a norma di protocollo avrebbe violato il codice penale, sarebbe incorso nell’inosservanza di un provvedimento e di un’autorità statale. Non riesco a capire come si possa ragionare in questi termini in un Paese civile e in un Paese in cui si è sempre coltivato il diritto come uno strumento che ci consente di vivere in un Paese democratico.
Questo è un provvedimento autoritario, emanato con l’autorità di chi non vuole sottostare alle leggi e per certi versi contiene anche un’istigazione a delinquere. Perché con questo provvedimento si suggerisce che chi viola il protocollo non può farlo se non violando le norme poste a fondamento della tutela dalla sanità pubblica. Può un giudice emettere un provvedimento di questo tipo? Può un presidente della Figc, può un presidente della Lega istigare a delinquere? In un Paese di diritto questo sarebbe il colmo.
Vorrei chiedere al dottor Mastrandrea: se lei fosse un giudice del Tar o del Consiglio di Stato, cosa affermerebbe: la supremazia della norma statale o la supremazia del protocollo che qualcuno ha definito carta straccia e qualcuno altro – più civilmente – un accordo tra privati?