Al CorSport: «I mille spettatori solo in un’area dello stadio è peggio di mille in tutto lo stadio open. Il numero deve adeguarsi alla capienza, può essere anche più di mille. In Germania stadi aperti non hanno causato aumenti casi».
Il Corriere dello Sport intervista Matteo Bassetti, virologo dell’Università degli Studi di Genova e del Policlinico San Martino. Ieri, sulla sua pagina Facebook, ha scritto che la questione dei 14 positivi del Genoa rischia di essere la “Waterloo dei tamponi“. Spiega ulteriormente il concetto.
«Che è possibile che i tamponi diano una falsa patente di negatività e di liberi tutti, rischiando di produrre un esercito di positivi asintomatici. In questo modo rischiamo di far circolare soggetti negativi al tampone ma in fase di incubazione che trasmettono il virus e chiudere in casa altri con tampone positivo (o debolmente positivo) che non trasmettono a nessuno».
E continua:
«Occorre avere ben chiaro che il tampone dà un’istantanea del momento attendibile, se il test è fatto bene, pari all’80%. E che chi oggi è negativo dopodomani potrebbe essere positivo. Quindi, fare tamponi a tappeto in modo appropriato è la premessa per una Waterloo».
Bassetti indica a chi occorrerebbe farli e chi invece è inutile che vi si sottoponga.
«Vanno fatto a chi è in prima linea, nelle Rsa, nelle comunità chiuse, in caso di focolai. Inutili, per esempio, in chi torna da Paesi a rischio. Occorre metterli comunque in quarantena. Che peraltro può essere di sette giorni con tampone alla fine dei sette giorni per vedere se per caso sono ancora soggetti infettanti, o di 10 giorni e allora senza tampone perché è scientifico che, positivi o meno, il virus infettante non lo hanno più».
Sul dibattito relativo alla riapertura degli stadi:
«Non entro nel merito, ma dico solo che i mille spettatori solo in un’area (tribuna) dello stadio è peggio di mille in tutto lo stadio open, che il numero deve adeguarsi alla capienza e quindi può essere anche più di mille e che le regole efficaci sono mascherina, distanziamento fisico e igiene. In Germania gli stadi sono aperti da prima dell’Italia e non hanno causato aumenti di casi».
Inutile, conclude, la proposta del Cts di aumentare il numero di tamponi in Italia dagli attuali 75/100.000 a 300.000.
«Al ritmo di 300.000 tamponi al giorno, in 6 mesi avremmo testato l’intera popolazione italiana. Non serve, sia perché l’esito potrebbe mutare nell’arco di pochi giorni o ore, in caso di contatto con un infetto, sia perché ci pone di fronte a un dilemma: se fossimo tutti positivi, anche gli asintomatici, dovremmo chiudere tutto? Se avessimo il 3-4% della popolazione italiana positiva cosa faremmo? Non ha senso: con questo virus si deve convivere, non esserne terrorizzati».