Alla Gazzetta: «Sette anni lì ne valgono venti in un altro club. C’è una pressione altissima ed è la stessa società a crearla facendoti capire quanto sia importante vincere. Agnelli? Trasmette benissimo la juventinità».

Sulla Gazzetta un’intervista a Stephan Lichtsteiner, ex calciatore della Juventus. Racconta che in Italia ha imparato soprattutto a difendere.
«Diagonali, movimenti, letture. E a gestire le pressioni: non ci sono paragoni con Premier e Bundesliga. Il Lichtsteiner migliore è stato quello delle prime cinque stagioni juventine, soprattutto il terzo e quarto anno».
Sulla Juventus:
«Sette anni lì ne valgono venti in un altro club. C’è una pressione altissima ed è la stessa società a crearla facendoti capire quanto sia importante vincere. Devi essere molto forte mentalmente per resistere, ma se ce la fai migliori in modo esponenziale. E la Juve ti entra dentro giorno dopo giorno: non ti parlano spesso, ma ti trasmettono la juventinità con l’esempio. Del Piero, Buffon, Chiellini, Pirlo: li guardavo e imparavo. Giocare nella Juve è meraviglioso, ma impegnativo. Servono professionalità, sacrificio. Ci sono giocatori fatti per la Juve e altri giocatori, pur bravi, che non sono fatti per la Juve».
Su Agnelli:
«Trasmette benissimo la juventinità. E sa quando serve la sua presenza al campo e quando deve restare in ufficio».