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Juve, due mani sullo scudetto. Ma l’Atalanta dà lezioni d’Europa a Torino

Con due rigori, uno “ottuso” e uno al 90′, la squadra di Sarri chiude il discorso campionato. Ma Gasperini ha dominato allo Stadium: “Il primo rigore è una follia, così li fischiano solo in Italia”

Juve, due mani sullo scudetto. Ma l’Atalanta dà lezioni d’Europa a Torino

No, l’Atalanta non vincerà lo scudetto. Quello va d’inerzia alla Juve. Il sudoku dell’estate è già finito, non ci sono più i numeri per sperare in uno stravolgimento del destino. La Lazio – questa Lazio! – è a meno 8. L’Inter è in piena crisi di nervi. Sarri si prende l’Italia, ma Gasperini dà lezioni d’Europa. L’aveva detto, che questo per loro era un test pre-Champions. E in quell’affermazione c’era tutta la consapevolezza un po’ snob dell’Atalanta: si muovono su un altro pianeta, un multistrato tattico camaleontico e spettacolare. Che non sbanca Torino perché gli altri, la Juve, s’adagiano sulla legge dell’ottusità: il fallo di mani in area, il rigore “a termini di regolamento”, coi paraocchi: cosa portate? Un fiorino! Non se ne esce.

Addirittura sono due. Due mani in area, due rigori, due gol di Ronaldo. 2-2.

Le lezioni d’Europa dell’Atalanta però restano sul campo dello Stadium, in pratiche dispense accessibili a chiunque abbia voglia di approfondire. Nel primo quarto d’ora abbondante l’Atalanta mette giù due numeri su tutti: 72% di possesso palla, e 4 tiri in porta. E un gol. Ma non è il gol che spiega l’attualità, né le percentuali. E’ il dominio costante, la soppressione della prosopopea bianconera, l’evidente superiorità psicologica con cui la squadra di Gasperini pesta quella di Sarri fino al gol. Che poi è quel che segue:

Ovvero: la catena di sinistra (Sarri se la sarà appuntata questa, tra i ricordi di quella napoletana dei bei tempi andati) che lavora con Castagne, il quale crea uno spazio nel quale si infila il dialogo Zapata-Gomez. I ruoli sono scritti nel copione del campionato: assist del Papu, gol di Duvan.

Il playbook di Gasperini, alla faccia di chi ancora li crede un gruppo di cavalli imbizzarriti mossi da chissà quale chimica, prevede il cambio repentino di atteggiamento. Perché se è ovvio che la Juve si metta in pressione, lo è altrettanto che l’Atalanta gestisca in controllo, partendo quando può e gli pare, chiudendo il primo tempo con 5 tiri a 1.

Basta? No. Perché, come dicevamo, la regola del fallo di mani in area applicata con l’ottusità delle macchine produce almeno un mostro a partita. A volte due. Lo schema è ormai fisiologico: si tira al corpo, da un metro di distanza, tanto prima o poi un braccio lo colpisci. Nello specifico è Dybala che colpisce il gomito di De Roon. Una volta si sarebbe detto “a protezione del corpo”, ora no. Ora è rigore Juve. Ora è gol di Ronaldo.
“Grande rigore, nettissimo”, commenterà sarcastico poi Gasperini a fine partita. “E’ una follia, solo in Italia li fischiano rigori così. E’ un problema di interpretazione che abbiamo solo qui”, aggiungerà un attimo dopo un po’ meno sarcastico.

Comincia un’altra partita. Ma davvero. Sarri mette dentro Higuain e Douglas Costa, ma la vince Gasperini: la mossa è Malinovskyi e Muriel dentro, fuori Ilicic e Zapata. Diventa un incontro di pugilato all’ultimo round, quando si difende poco e ci si picchia di brutto cercando il ko. Assist di Muriel, gol di Malinovskyi. I due cambi. Prima scardinano la Juve, e poi affondano quando i bianconeri si alzano cercando il pareggio. Due lame. Un’altra lezione.

Ma non basta nemmeno questa: perché al 90′ Muriel colpisce un altro pallone in area col braccio (stavolta larghissimo). Una dannazione. Di nuovo rigore, di nuovo Ronaldo.

La Juventus, non fosse già chiaro, ha vinto il nono scudetto di fila. Con due rigori. L’Atalanta se ne va in Europa a prendersi quel che merita. E la chiamavano “provincia”.

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