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È iniziata la fase due del Napoli di Gattuso

Contro la Spal si è visto il Napoli che ha in mente l’allenatore e che fin qui non abbiamo visto contro formazioni più forti

È iniziata la fase due del Napoli di Gattuso

Una partita-campione

Non facciamoci ingannare dal risultato finale, o dalla facilità con cui è maturato. La gara con la Spal è stata molto interessante dal punto di vista tattico, per un motivo semplice: ci ha detto com’è diventato, quindi anche un po’ come sarà, il Napoli di Gattuso contro avversari che non hanno grandi qualità, e quindi non possono coltivare grandi velleità offensive. È stata una di quelle gare-campione che mostrano quali sono le strategie offensive, o meglio le varianti, che la squadra azzurra sta provando in allenamento per rendere meno prevedibile il suo gioco.

Contro la Spal ne abbiamo viste alcune. Dovute anche alle scelte di formazione: rispetto alla gara contro il Verona, Gattuso ha inserito Hysaj a destra al posto di Di Lorenzo, Mario Rui a sinistra (al posto di Hysaj), poi Fabián, Lobotka ed Elmas a centrocampo; in avanti, Mertens e Callejón hanno rilevato Milik e Politano. Sembrano cambi elementari, ruolo su ruolo, e in effetti è così. Ma alcune di queste sostituzioni hanno cambiato un po’ il gioco del Napoli in fase offensiva. Per esempio: Callejón,  rispetto a Politano, tocca un numero inferiore di palloni (appena 44 contro la Spal) e viene molto meno all’interno del campo. Ieri, perciò, il Napoli si è ritrovato a costruire molto di più sulla fascia sinistra (è nato da lì il 39% delle azioni offensive) rispetto a quella destra (30%).

Il campetto di Whoscred che mostra la distribuzione del gioco del Napoli sull’asse orizzontale.

Altro cambiamento: la rotazione di tre uomini su tre del centrocampo ha prodotto movimenti e scaglionamenti diversi, perché diverse sono le dinamiche di gioco che, per esempio, caratterizzano Elmas. Il macedone, rispetto a Zielinski, si muove molto di più in avanti, tra le linee di difesa e centrocampo degli avversari, e così spesso il Napoli si è ritrovato a impostare la manovra offensiva schierato con un 4-2-3-1 piuttosto che con un 4-3-3 puro. Sotto, la grafica delle posizioni medie (dal sito della Lega Serie A) mostra chiaramente questa dinamica.

Il Napoli, in realtà, ha attaccato con un 2-4-4 molto spregiudicato, con Elmas e Mertens molto vicini in zona centrale.

L’importanza della costruzione dal basso

È da alcune partite che Gattuso sta lavorando su queste varianti. Contro la Spal, l’utilizzo del doble pivote in fase di costruzione è stato più frequente rispetto ad altre gare, ed è servito per creare un’ulteriore linea di passaggio dietro le linee di pressione della Spal. La squadra di Di Biagio, schierata con un 4-4-2 piuttosto scolastico, è stata invitata al pressing nella metà campo avversaria attraverso il solito possesso accentuato fin dagli appoggi del portiere verso i difensori centrali; le rotazioni dei ferraresi generavano spazi per le imbucate centrali, ed è proprio in quegli spazi che Elmas ha ricevuto tantissimi palloni da Lobotka e Fabián Ruiz. Una classica situazione da 4-2-3-1, visibile chiaramente in questo frame.

Il Napoli di Gattuso costruisce l’azione da dietro, come d’abitudine. I quattro difensori coprono l’ampiezza del campo, mentre due centrocampisti offrono linee di passaggio ravvicinate. Elmas è fuori inquadratura, e infatti occupa la posizione di trequartista centrale, molto vicino a Mertens.

Come si vede in questo fermo immagine, il Napoli continua a creare gioco senza alzare troppo gli esterni difensivi. Anche in partite in cui gli azzurri sono costretti dagli avversari a tenere un baricentro alto (ieri gli azzurri hanno stazionato a 55 metri in fase attiva, e a 49 metri in fase passiva), Gattuso continua a imporre un certo equilibrio alla sua squadra. Continua a non scoprirsi troppo, o comunque a non portare sempre molti uomini in avanti. E allora nel primo possesso la linea a quattro resta ferma, e addirittura ci sono due centrocampisti pronti a ricevere il pallone e a impostare il gioco.

I dati confermano questa tendenza: non è Lobotka l’uomo in campo col maggior numero di palloni giocati (111), bensì Fabián Ruiz (114); Elmas è quinto (94) dopo i terzini Mario Rui (99) e Hysaj (95). Certo, in altri momenti della partita, Lobotka ha agito come unico pivote davanti alla difesa, ma è evidente – anche dopo la partita di Verona, in cui la posizione di Demme è stata più fluida rispetto al passato – come il lavoro di Gattuso si stia concentrando sul miglioramento dell’uscita palla dalla difesa.

Nel calcio, tutto si connette

In avanti, le cose sono andate in maniera naturale: la qualità di Fabián Ruiz e degli altri giocatori offensivi ha fatto la differenza, e l’ha fatta fin dalle primissime azioni. Lo spagnolo ha servito due assist, il primo davvero geniale nella sua semplicità apparente, mentre il resto delle manovre pericolose è dovuto alle grandi doti nello stretto di Mertens e Insigne, che hanno generato un buon numero di occasioni (a fine partita, il Napoli ha messo insieme 17 conclusioni verso la porta di Letica, di cui 6 nello specchio). La presenza del belga nello slot di centravanti, soprattutto in partite come queste, permette a Gattuso e al Napoli di avere maggiore varietà in fase offensiva.

I 39 palloni toccati da Mertens durante Napoli-Spal. Da sottolineare come la squadra azzurra, secondo questa grafica, attacchi da sinistra a destra; quindi, ci sono 10 giocate di Mertens nella metà campo difensiva.

Come si vede nella sua mappa appena sopra, Mertens non ha una posizione fissa, anzi è molto presente su entrambi i lati del campo. In occasione del gol dopo tre minuti, legge benissimo lo spazio alle spalle della difesa avversaria e si inserisce in maniera perfetta, coi tempi giusti per eludere un fuorigioco fatto male. Il passaggio di Fabián Ruiz taglia fuori tutti i giocatori della Spal, ma in realtà l’azione va apprezzata fin dall’inizio: è lo stesso Mertens a organizzare il gioco partendo dalla difesa, impreziosendo ancor di più un’azione costruita in maniera molto sofisticata da parte degli azzurri.

Nel calcio, tutto si connette. O comunque è facile che tutto si connetta: il lavoro di Gattuso sulla fase di uscita con il pallone dalla difesa ha dato al Napoli gli strumenti per esasperare la costruzione dal basso; in questo modo gli azzurri hanno creato uno spazio per colpire la Spal; la qualità dei giocatori ha reso più fluida e più efficace – e anche più bella da vedere – un’azione iniziata nel proprio terzo di campo; infine, ha permesso di sfruttare proprio quello spazio. Così è arrivato il gol.

Il Napoli assorbe la buona giocata della Spal facendo retrocedere molti uomini in fase difensiva; Insigne intercetta per la prima volta il pallone, poi è Elmas a recuperare il possesso in maniera definitiva; a quel punto, la tecnica e la sicurezza di Mertens e Lobotka creano i presupposti per aprire il campo, per sfruttare perfettamente la transizione guidata da Callejón. Qualità chiama qualità: dall’altra parte del campo, Fabián Ruiz e Mertens si intendono perfettamente e hanno dei piedi fatati. Il pallone finisce in rete dopo uno splendido assist in profondità e un delicatissimo colpo sotto.

Il Napoli è una squadra sicura, perfettamente consapevole delle proprie qualità, delle proprie possibilità. Non è un caso che gli azzurri abbiano vinto cinque partite consecutive in campionato a cavallo del lockdown, e non è un caso che abbiano conquistato la Coppa Italia. Gattuso ha trovato l’assetto migliore per questo organico, ed è un discorso che vale per i cosiddetti “titolari” ma anche per tutti gli altri componenti della squadra. Contro la Spal, per esempio, Lobotka è parso perfettamente a suo agio come centromediano, un ruolo interpretato in maniera meno dinamica ma più cerebrale e creativa rispetto a Demme. Stesso discorso per Elmas, che in una versione più difensiva del sistema di Gattuso – quella vista a Milano contro l’Inter – è stato utilizzato come esterno alto, mentre ieri è stato un giocatore ibrido, a metà tra mezzala e trequartista.

Conclusioni

È evidentemente iniziata la seconda fase del progetto-Gattuso. E si tratta di un progetto che, partita dopo partita, dimostra di essere molto ambizioso. Il Napoli immaginato dal tecnico calabrese è una squadra con un’identità forte, basata sul possesso palla e sull’equilibrio nelle varie fasi di gioco. Però ha un approccio negoziabile alle partite. Cioè, è in grado di giocare in maniera corta e chiusa e compatta contro avversari di grande qualità, così come di proporre un calcio più spensierato, più aggressivo, anche più rischioso in alcuni frangenti, in gare teoricamente più facili. Contro la Spal, infatti, gli azzurri hanno subito un gol su azione di ripartenza, con Hysaj lasciato solo sulla fascia destra contro due giocatori avversari. Sarebbe mai potuto accadere in una partita come quelle disputate contro la Juventus o l’Inter in Coppa Italia?

La risposta – che ovviamente è no – spiega da dov’è partito Gattuso per costruire il suo Napoli. Spiega come ora i gol degli avversari – o meglio di certi avversari, cioè squadre di qualità inferiore – arrivino a seguito di azioni casuali, oppure nate perché il Napoli ha scelto di sbilanciarsi. Una strategia che viene attuata meno contro squadre più forti, che hanno giocatori più talentuosi, perché in questo momento gli azzurri non possono ancora permetterselo. Stanno cercando di capire come fare, ed è questo il grande punto interrogativo sul futuro azzurro di Gattuso. Il fatto che l’allenatore stia lavorando proprio su questo, stia tentando di rendere più varia la fase offensiva, a costo di prendersi qualche rischio (calcolato) in più, evidenzia come il tecnico calabrese abbia capito, forse prima di tutti, dove e come può crescere la sua squadra.

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