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Dialogo su Gattuso, tra Pesaola, doppio pullman e capacità di fare gruppo e autocritica

L’uomo che ha riportato un trofeo in città. Non proprio aziendalista, ha di fatto creato un brand. Elogiato dall’ex spin doctor di Renzi

Dialogo su Gattuso, tra Pesaola, doppio pullman e capacità di fare gruppo e autocritica

Il professor Guido Trombetti

Stiamo scoprendo Gattuso giorno dopo giorno. È un uomo modesto per natura. E dalla sua modestia trae grande profitto sapendo ammettere e correggere i suoi errori. Arrivato a Napoli animato da baldanza giovanile dichiarò di voler rimettere in campo il 4-3-3 offensivo di sarriana memoria. Ma la risposta del campo fu del tutto negativa. Allora compreso lo sbaglio ha completamente cambiato atteggiamento tattico.

Max Gallo

È questo, probabilmente, il principale merito di Gattuso. Aver capito che il film per cui era stato chiamato – “La restaurazione sarrita” – era completamente démodé. Come voler fare un film muto mentre hanno inventato il sonoro. Gattuso non si è rinchiuso in una villa decadente su Sunset Boulevard a vivere una realtà virtuale. Ha preso il toro per le corna, in questo forse l’hanno davvero aiutato le sue radici calabresi, non so, e – tremate, benpensanti – ha inventato un nuovo modulo: il doppio pullman. Non una barriera frangiflutti, ma addirittura due. Contro cui sono andati sbattere Sarri, per ben due volte (l’uomo, com’è noto, fa fatica a prendere atto della realtà), lo stesso Conte e persino il Barcellona di Messi. La tattica ha seguito il metodo psicologico. Gattuso ha lavorato per ridare equilibrio: in campo e fuori. Ha lavorato per trovare il centro di gravità. E ce l’ha fatta. Nonostante, diciamolo, all’inizio se l’è vista brutta.

Il prof

Anche se diamo poca importanza ai numeretti, non ci vuol molto a capire che ha preso a giocare con un 4-4-2 che a tratti diventa un 4-5-1 quando anche Insigne ripiega a sostenere la fase difensiva. Ma al di là dei numeri ha scelto di giocare copertissimo con due linee, difensori e centrocampisti, a tre metri di distanza. In modo da poter chiudere tutte le linee di passaggio agli avversari.

Max

Solo il Barcellona è riuscito a bucare, una volta, questo schema. Non ricordo squadre sistematicamente disposte in campo così, col doppio pullman. Poi lui si risente quando associano al Napoli la parola catenaccio ma è un atteggiamento che, secondo me, rientra nell’abilità mediatica dell’uomo. Gattuso piace, e molto. Di fatto, ha creato un brand. Ieri sera Filippo Sensi, parlamentare del Pd, e soprattutto ex architetto della comunicazione di Matteo Renzi, ha scritto su Twitter che con la grinta di Gattuso l’Italia sarebbe su Marte. Rino come modello di vita. La conferma che il nostro ci sa fare. Si professa sarrita, poi saggiamente erige il fortino ma senza rivendicarlo. Qualcuno che lo conosce bene, dice che è un modo di giocare che riflette la sua personalità: cerca le difficoltà per caricarsi. Pugilisticamente combatte appoggiandosi alle corde, sempre pronto a ripartire e a colpire. Proprio come ieri sera.

Il prof

Quello che poi in fondo aveva fatto Ancelotti con ottimi risultati ad esempio contro il Liverpool ed il Paris Saint Germain. Solo che il grande Carletto adottò questo schema soltanto in particolari occasioni, per inseguire la affascinante e futuristica chimera del calcio liquido. Un progetto sontuoso e coraggioso che qui alle falde del Vesuvio non c’è stato il tempo ( né la pazienza) di sperimentare fino in fondo. Ma Ancelotti, come Sarri, Benitez e Mazzarri, sono il passato. Gattuso è il presente. Ed il futuro prossimo.

Max

Oggi nominare Ancelotti è considerato reato. Intanto, come dice lei, senza Ancelotti non si sarebbe arrivati a digerire questo gioco. Solo due anni fa, a Napoli, tre tocchi erano guardati con disprezzo, il lancio lungo provocava lancinanti crampi allo stomaco e abbandoni delle gradinate. Il contropiede poi, non ne parliamo, blasfemia. Meglio tacere di un gol in appena quattro passaggi: da non convalidare. Ancelotti ha tirato Napoli fuori dal buco nero del sarrismo. Come con Benitez, ci vorrà un po’ di tempo prima di essere riabilitato in città. Pensiamo a Gattuso e ai suoi innegabili meriti.

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Un suo ulteriore merito è stato quello di sposare la massima “chisto è o lignamme e chiste song ‘e strummoli”. Così ha preso atto che Insigne non sarebbe andato via. E gli ha dato, insieme a Mertens, un ruolo da leader. Ha completato il recupero di Maksimovic, da troppi soloni considerato in quattro e quattr’otto un brocco. Ha scongelato Hjsay utilizzandolo per quel che vale. Ha chiesto ed ottenuto con Demme il metronomo che mancava. Per carità non parliamo di un fuoriclasse. Ma è certamente un ottimo professionista. Ha ricostruito lo spogliatoio. E si è avviato a rimontare posizioni fino a vincere la Coppa Italia.

Max

Che poi questa tanto bistrattata rosa del Napoli, così male non è. Concordo, la sua principale novità è stata senza dubbio Demme giocatore “normale” eppure essenziale per il calcio che Gattuso aveva in mente. E qua si vede l’intelligenza calcistica. Demme, per il quale io non stravedo, fatte le debite proporzioni è per il Napoli di Gattuso quel che fu Romano nel Napoli del primo scudetto. E poi Gattuso si è affidato al nucleo storico, come ha scritto. Su tutti, Insigne. È un altro giocatore.

Il prof

Dovessi fare un paragone con il passato, lo accosterei a Pesaola. Allenatore furbo, saggio e capace di tener unito l’ambiente. Inguaribile difensivista. Gattuso però non è un acquiescente agnellino come dimostrano alcune sue scelte nette ed in parte forse poco gradite in società. Penso ad esempio all’accantonamento di Meret che contro la Juve ha dimostrato quel che vale. Innanzitutto per la serenità con la quale ha tenuto il campo in una situazione psicologica avversa. Ha ridimensionato nettamente il ruolo di Allan. Ha definitivamente bocciato Lozano mettendo la società a rischio di registrare una perniciosa minusvalenza. Scelte che dimostrano personalità.

Max

Il paragone dovrebbe inorgoglire Gattuso. Ridendo e scherzando, con due Napoli mediocri, Pesaola vinse altrettante Coppe Italia e diede lezione di contropiede in casa dell’Anderlecht all’olandese che ci eliminò dalla semifinale di Coppa delle Coppe solo grazie a un arbitro compiacente. L’immagine di Pesaola è vittima del nuovismo calcistico. I tifosi mostrano i lacrimoni quando lo sentono nominare ma tatticamente è considerato un rozzo. Invece la sapeva lunga, ha giocato in ogni modo e ha vinto persino uno scudetto con la Fiorentina. Un allenatore lontano anni luce dal prototipo del tecnico ideologizzato. Come al fondo, al di là delle dichiarazioni, ha dimostrato di essere Gattuso.

Il prof

Gattuso diventerà un tecnico di livello top come preconizza Lippi? Ai posteri l’ardua sentenza. Per ora lasciamolo lavorare su quella strada piena di trappole che è il mondo del calcio. Magari ricordando sempre che le squadre, prima dei tecnici e degli schemi, le fanno i giocatori.

Max

Di certo è scaltro, è bravo, studia, sa tornare sui suoi passi. Sa lavorare in condizioni difficili e, il che non guasta, sa curare la propria immagine. Non male. Ad agosto avrà la possibilità di giocarsi una partita storica col Barcellona. Bisognerà vedere come reagirà quando arriverà la risacca. E quali saranno le sua capacità progettuali. Anche perché, al di là delle dichiarazioni di facciata, non mi pare che sia scoppiato il feeling col presidente.

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