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Con i due gol all’Inghilterra, Maradona intrecciò pallone e storia

Da quel giorno il calcio internazionale fece pace con la sua storia e giustificò la sua invenzione e la sua logica di gioco folle e popolare.

Con i due gol all’Inghilterra, Maradona intrecciò pallone e storia

Ventidue Giugno millenovecentottantasei ebbe inizio la rivoluzione mistica del pallone.

Argentina-Inghilterra in quei tempi voleva dire soltanto una cosa: Malvinas, isole della discordia, isole della morte, isole di una guerra che mandò l’Argentina, già provata da una profonda crisi economica, sull’orlo di una rivoluzione civile. Gli inglesi boriosi e aggressivi, dal canto loro, rafforzarono il prestigio militare. Fu una guerra che segnò per sempre i sudamericani. Las Malvinas sono loro, e lo saranno per sempre e Diego lo sapeva, aveva immaginato il giorno in cui quell’arcipelago sarebbe stato posto ai suoi piedi per mano sua. In campo neutro, in Messico allo Stadio Azteca, quello delle leggende si sfidano per i quarti di finale del mondiale Argentina-Inghilterra, e Diego lo sa che non può non palesarsi ora, che il giorno è arrivato, che la nazione ha bisogno di lui come il mondo pallonaro di avere un padrone.

La sua squadra è modesta non è affatto una corazzata, l’Inghilterra invece era favorita e faceva paura. Ma la guerra è guerra ed il giorno era arrivato. Diego avanza penetra nel centrocampo inglese con rapida eleganza, ne supera uno, poi due,cerca Valdano ma non lo trova, allora ne supera un altro, cerca ancora Valdano con un tocco veloce ma un inglese vuole entrare nella storia e sbilenco chiude il triangolo con Maradona, la palla è alta, oh si che è alta! Shilton esce sereno per bloccarla ma las Malvinas sono le nostre pensò Diego e il simbolo di ogni rivoluzionario coincide sempre con un pugno chiuso e quel pugno allunga la testa di Diego, colpisce la palla che rotola in rete. Uno a zero! Gli inglesi protestano, Fenwick aggredisce quasi l’arbitro – è stata la mano di Dio- dirà poi Maradona, è stato il pugno della rabbia di un popolo, è stato un capolavoro di astuzia, è stata una beffa grande quanto grande è il sorriso di Maradona quando invano gli avversari provano ad estorcergli una confessione.

Uno a zero. Lo stadio Azteca è una bolgia, Diego riceve da Burruchaga una palla lenta la stoppa di sinistro si gira in mezzo a due, sempre col sinistro, supera un primo e accelera lanciato né supera un secondo, il capo-popolo ha preso per mano la sue gente, ha preso il calcio e gli ha dato una nuova vita, ha preso gli almanacchi e li ha timbrati con il suo autografo, supera il terzo, ha preso il mondo e ci ha palleggiato elevandolo a livello del suo genio, esce Shilton lo salta, e segna il goal del secolo scorso e del secolo attuale e di tutti quelli che verranno. Da quel giorno il calcio internazionale fece pace con la sua storia e giustificò la sua invenzione e la sua logica di gioco folle e popolare.

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