Avvenire, il giornale dei vescovi, in difesa del calcio: «È un aiuto, torni il campionato»

Un articolo di Umberto Folena: «Tutti lo disprezzano, gli stessi appassionati. Io ne ho bisogno, lo confesso. Torni, anche senza spettatori»

Oggi a pagina 2 Avvenire pubblica un articolo di Umberto Folena – consulente della Cei – decisamente in favore del ritorno del calcio. L’incipit è tutto un programma:

Spero che si torni a giocare a calcio prima possibile. A vedere il calcio in televisione. A parlare di calcio giocato. Lo spero. Ne avverto un forte bisogno. E ho smesso di vergognarmene, be’, quasi del tutto. Lo spero pur sapendo di essere in esigua minoranza ed esposto a critiche feroci. Calcio è parolina alcune volte e parolaccia altre volte. Ma nel momento eccezionale che stiamo vivendo è quasi soltanto parolaccia innominabile, e con ottimi motivi. Perché riaprire al calcio giocato? L’Italia ha ben altre priorità.

Folena riporta le considerazioni generali sul calcio, sul suo essere secondario, superfluo. Riporta il sondaggio di calcioefinanza, in cui il 64% degli italiani si dice contrario alla ripresa del campionato e tra questi c’è anche il no del 51% degli appassionati.

Folena racconta una scena della serie tv che va su Netflix “The English game”.

È tutto vero e giusto, la ragione dice no. Disgraziatamente, noi non siamo fatti solo di “ragione”. Alcuni, forse pochissimi, per uscire dal grigiore di troppe giornate spente sentiamo il bisogno di un aiuto. Il calcio è questo aiuto. A chi gli domanda perché stia “buttando” denaro nella sua squadra di calcio e in uno stadio dotato di tribune, l’imprenditore John Cartwright mostra la folla di operai, artigiani, gente del popolo assiepata sulle gradinate: «Non ho mai visto persone così felici. Questo gioco è tutto per loro». È una scena della serie tv The English Game (di cui “Avvenire” ha parlato due volte). La frase è un formidabile assist all’altra facile critica: ecco, il calcio come oppio del popolo!

Conclude così Folena:

Non sarà “tutto”, il calcio. Ma proprio la sua assenza ha mostrato che è molto. Io ne ho bisogno, lo confesso. E spero che torni, anche se mutilato degli spettatori. Non è tutto, ma serve per ritornare a vivere, sperare, sorridere. Togliercelo, significherebbe infliggerci un’ulteriore punizione. Di cui invece non ho bisogno.

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