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Sacchi: «Maradona mi telefonò per convincermi ad andare ad allenare il Napoli»

Alla Gazzetta: «Mi disse che con lui si partiva sempre da 1-0. Gli risposi: ‘E’ vero, Diego ma quando non ci sei?”. La squadra, per me, è sempre stata più importante del singolo» 

Sacchi: «Maradona mi telefonò per convincermi ad andare ad allenare il Napoli»
foto Andrea Rigano'/Image Sport

Sulla Gazzetta dello Sport un’intervista ad Arrigo Sacchi. Ricorda la partita Milan-Real Madrid del 1989, finita 5-0 per i rossoneri. Il tecnico racconta che alla vigilia si fece male Evani e lui fu costretto a trovare un’alternativa. Schierò Ancelotti a sinistra, in un ruolo che non era il suo.

«La cosa più illogica, Ancelotti a sinistra con il numero 11. Carletto, oltre che intelligente, era generoso e questo mi faceva stare tranquillo».

E fu proprio Carlo ad aprire la goleada.

«Mamma mia che cannonata tirò! Ma riguardate l’azione e scoprirete un segreto del mio Milan: Ancelotti, che era l’ultimo di sinistra a centrocampo, venne a recuperare il pallone sul centrodestra, in zona offensiva, e da lì cominciò tutto. Il gruppo lavorava seguendo uno spartito, tutti si aiutavano, c’era sinergia: lo ripeto sempre che la squadra migliora il singolo e il gol di Carletto ne è la dimostrazione».

Parla anche di Maradona. L’unico giocatore per cui avrei fatto uno strappo alla regola.

«Una volta mi telefonò per convincermi ad andare ad allenare il Napoli. “Venga, mister. Qui ci sono io e partiamo sempre da 1-0…”. “E’ vero, Diego – gli risposi – ma quando tu non ci sei come facciamo?”. La squadra, per me, è sempre stata più importante del singolo giocatore. E i miei giocatori del Milan, grazie all’aiuto del gioco, sono diventati i migliori nei rispettivi ruoli: prima non lo erano».

 

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