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Le escort si convertono allo smartworking: “ma i clienti sono pirla, se ne fregano del virus”

Isabella è una “top” riconvertita al sesso virtuale: “Il mio lavoro è una fonte di contagio. Non è che ti lavi le mani e risolvi. Io faccio solo videochiamate, ma la gente insiste, non hanno capito la gravità della situazione”

Le escort si convertono allo smartworking: “ma i clienti sono pirla, se ne fregano del virus”

Loro, le escort, se ne stanno a casa. Sono i clienti che non ne vogliono sapere. Hai voglia a mettere gli hashtag per decreto, il sesso è più forte della paura. O molto più semplicemente: “Molti sono dei pirla pericolosi. Del virus se ne fregano”.

Isabella è una “top”, con annunci sui principali siti di appuntamento, e con la quarantena è passata allo smart working: fa videochiamate a pagamento, s’è riciclata da cam-girl. Guadagna un decimo, ma “meglio prendere di meno che rischiare la propria salute per una manciata di soldi in più”.

Il distanziamento sociale ha stravolto il mercato del sesso a pagamento. Al posto del classico “momenti di piacevole relax” sugli annunci online sono spuntati i disclaimer della prostituzione responsabile: c’è chi si mette fuori servizio aspettando tempi migliori e chi invece cambia proposta. Il problema, però, è la domanda.

“C’è un sacco di gente che insiste, che sull’epidemia ci scherza, non gliene frega niente”. Proprio mentre parliamo, Isabella risponde su Whatsapp ad un cliente che ci prova:

escort

“Io non gli rispondo, non ci perdo tempo a tentare di convincerli. Bisogna capire che il mio lavoro purtroppo in questo momento è una grandissima fonte di contagio. Non è che vai dal panettiere e poi dopo ti lavi le mani… più contatto diretto del rapporto sessuale non c’è. Mica basta farlo con la mascherina. Se viene da me uno che ha il virus, me lo prendo al 100%, e vale ovviamente per le escort che possono diffonderlo non sapendo magari nemmeno di averlo. È grave. Non si possono fare incontri, non si potrebbe. E invece c’è ancora chi lo fa. O almeno, sui siti gli annunci ci sono ancora. E c’è sicuramente chi lo fa. Io ho solo un’amica che fa il mio stesso lavoro e anche lei ha sospeso perché ha paura”.

Ma Isabella è una “escort”, appunto. Lavora per scelta, non è sfruttata, guadagna(va) bene. Quelle come lei possono decidere di fermarsi per un periodo. “Avevo in programma un intervento di chirurgia estetica a maggio. Non lo farò. Perché ora con quei soldi andrò avanti, ci pagherò l’affitto”.

Ma, come scrive Repubblica, la catastrofe del coronavirus in Italia travolge 120 mila prostitute da strada che ora si sono trasferite in case fatiscenti, le “invisibili” del mestiere spesso schiave di tratte e sfruttatori, esposte al contagio senza assistenza medica e controlli. Un business da 4 miliardi l’anno. Lì la disperazione gioca un ruolo determinante, non possono fermarsi e hanno a che fare con una “utenza” di basso livello, quelli magari disposti a pagare di più per non usare precauzioni, a cui non importava di ammalarsi prima figurarsi adesso. Il contagio silenzioso, inavvertito dietro il roboante “stiamo a casa” di Stato, funziona anche così.

Per Isabella il sesso da remoto ha anche degli aspetti positivi: “Ora con le videochiamate guadagno massimo 100-200 euro al giorno, io non sono tra quelle che lavorava tutto il giorno tutti i giorni, ma insomma… arrivavo a 500 euro al giorno quando andava bene. Ma adesso non facendo incontri posso paradossalmente ‘incontrare’ più persone. Lavoro virtualmente in tutta Italia. Io certo non abito nella città che ho indicato negli annunci. Se ci devo metter la faccia, dove vivo, a quel punto faccio gli incontri, ma per le videochiamate no. E con quelle ora posso lavorare con clienti ovunque, ed evitare di farlo con quelli che abitano vicino a me e che potrebbero poi riconoscermi per strada”.

“Poi ci sono anche i “premurosi”, “gli affezionati che mi chiamano anche solo per parlare, per sapere come sto. Sono quelli che mi dicono che aspettano che tutto finisca, e se ne stanno a casa. Almeno spero, sicuro da me non vengono…”.

Isabella potrebbe fare la testimonial per il sesso a pagamento responsabile: “Perché rischiare? Facciamo passare questo periodo, aspettiamo anche un anno o due, poi le cose torneranno come prima. Il sesso virtuale è sicuro e può essere comunque soddisfacente. Certa gente davvero non capisce il pericolo, sono pirla”.

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