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L’appello delle mamme che lavorano: «Nella Fase 2 chi si occuperà dei nostri figli?»

Sul Messaggero. Il Governo lavora alla Fase 2, ma senza ipotizzare la ripresa delle scuole e neppure i centri estivi. 12 milioni di famiglie non sanno a chi lasciare i bambini. Da Torino parte la campagna social “Non ci siamo” 

L’appello delle mamme che lavorano: «Nella Fase 2 chi si occuperà dei nostri figli?»

Il Governo progetta la Fase 2, tra riprese di attività economiche e parziale apertura del Paese. Ma senza la riapertura delle scuole. Chi aiuterà i 12 milioni di famiglie con 8,4 milioni di figli a carico in età scolastica? Il problema viene affrontato, oggi, dal Messaggero.

Dal 4 maggio riapriranno gradualmente negozi, uffici e aziende, ma non le scuole e neppure i centri estivi. Chi tornerà al lavoro, come potrà organizzarsi con i bambini se nemmeno i nonni possono avvicinarsi ai piccoli che rischiano di contagiarli?

Il portavoce dell’Associazione Family Day, Massimo Gandolfini, dichiara al quotidiano:

«Non si può dire ai genitori di tornare a lavorare senza alternative e neppure ai nonni – i soggetti più a rischio contagio – di occuparsene. Le famiglie devono poter lavorare, a stipendio pieno, senza abbandonare i figli e per questo servono subito misure concrete: un assegno di 200 euro mensili per ogni figlio 0-15 anni, indipendente dal reddito, e l’estensione, fino a fine anno scolastico, del congedo parentale straordinario con indennità all’80% della retribuzione per tutti quei genitori costretti a non lavorare per accudire a casa i bambini».

Le misure messe in campo finora dal Governo non sembrano convincere. Il congedo parentale di 15 giorni (per genitori con bimbi fino a 12 anni) prevede una retribuzione al 50% dello stipendio che andrebbe a pesare su una situazione economica già critica. Mentre il bonus babysitter da 600 euro (che finora hanno chiesto 40mila famiglie) coprirebbe un quarto delle spese se si considerano 5 mesi.

Nel prossimo decreto dovrebbe essere previsto un assegno da aprile a dicembre per chi ha figli fino a 14 anni ma in base a reddito e al numero di figli. Infine, non tutte le attività possono procedere con lo smart working.

Insomma, non ci sono alternative: o si torna in ufficio o si rinuncia a una parte dello stipendio.

Due mamme torinesi, Francesca Fiore e Sarah Malnerich, creatrici del gruppo Facebook “MdM” (52 mila iscritti), hanno lanciato una campagna social che ha già raggiunto 300 mila persone. L’hashtag è “Non ci siamo” e l’obiettivo è fare arrivare al governo la voce delle madri. Si chiedono:

«In un paese in cui i dati Istat rilevano che il 31,5% delle donne disoccupate non cerca lavoro per motivi legati alla cura dei figli e il 28% delle madri attualmente inoccupate ha lasciato il lavoro per gli stessi motivi, come si pensa di tutelare ora le donne? Molte madri si licenzieranno perché dovranno occuparsi dei bambini. Mentre quelle che hanno già usato tutti i permessi possibili torneranno a lavorare e chi si occuperà dei loro figli?».

D’estate la situazione rischia di complicarsi, senza neppure i campi estivi. tanto che alcune regioni si organizzano da sole, scrive il quotidiano. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha lanciato l’idea di una
summer school. La sindaca di Roma, Virginia Raggi ha annunciato di stare pensando a una riapertura dei centri estivi con due turni, mattina e sera.

E anche la ministra Bonetti sta lavorando ad un’ipotesi di centri estivi a prezzi contenuti (con regole e modalità nuove), a partire da metà maggio.

Il Forum Nazionale delle Associazioni Familiari ha invece ipotizzato la possibilità di creare dei “centri estivi condominiali” per chi ha la fortuna di vivere in palazzi che hanno spazi all’aperto, come cortili o giardini.

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