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Setién: «Sarabia ha sbagliato, ho chiesto scusa a tutti. Ma è vergognoso avere una telecamera fissa sulla panchina»

Intervista del Periodico all’allenatore del Barcellona: «L’immagine del club deve essere immacolata. Cerco l’equilibrio non il suicidio. Sono più tranquillo quando la palla ce l’ha Messi»

Setién: «Sarabia ha sbagliato, ho chiesto scusa a tutti. Ma è vergognoso avere una telecamera fissa sulla panchina»

L’allenatore del Barcellona Quique Setién ha concesso una lunga intervista al quotidiano catalano El Periodico. Qui la versione integrale in spagnolo. Ovviamente gli hanno chiesto delle ultime polemiche, del suo assistente immortalato mentre in panchina usava un linguaggio consono. Setién è al Barcellona da appena 52 giorni e di certo non sta vivendo un momento felice.

«Questa situazione mi ha colpito molto. La prima cosa cui penso è il club e l’immagine del club. Deve essere un’immagine immacolata e bisogna fare attenzione. È un tema che ho molto a cuore, è importante per me. Possono criticarci perché preparo male le partite, per i cambi, per qualsiasi cosa ma non per il comportamento. Bisogna capire le persone e i momenti. Non siamo tutti uguali. Eder (Sarabia, ndr) ha un temperamento molto forte, deve imparare a controllarsi. Abbiamo già avuto situazioni del genere, sono sempre più sporadiche ma…

Queste reazioni si vedono in tutte le panchine.

«Ma non può essere una giustificazione. È giovane, è impulsivo, ha molta energia, per molti aspetti è tremendamente positivo. Però noi sediamo sulla panchina di un club il cui comportamento deve essere impeccabile. È vero che c’è un momento in cui tutto può accadere, diventi pazzo ma bisogna saper controllarsi».

«È vergognoso che tutto ciò diventi notizia e acquisisca la dimensione che ha acquisito. Che i media usino una telecamera che ti segue permanentemente in panchina. Dovrebbe essere eliminato. Non puoi stare tutto il giorno con la mano in bocca».

Ne avete parlato?
«Certo che abbiamo parlato. Anche lui è preoccupato. Abbiamo chiesto scusa alle persone con cui dovevamo scusarci. Soprattutto io, perché alla fine è colpa mia. Sono io a dover controllare queste cose. Sì mi sono di fronte a tutti, il club, i giocatori, tutti.

I giocatori non si trovano bene con me? Non lo sapevo, è una notizia per me. Sono tutti i giorni nello spogliatoio, stringo la mano ai calciatori, c’è un clima straordinario. È vero che ci sono calciatori che vorrebbero fare le cose diversamente, ciascuno vede il calcio in un modo. Ma non sono affatto preoccupato del rapporto che ho con lo spogliatoio. Sono contento del loro atteggiamento, dell’impegno che mostrano, della voglia di far bene le cose. Poi vengono fare talmente tante cose, a molti amici dico: “Non dirmi nulla, non mandarmi nulla, vivo in isolamento».

Che cosa rimane del Setién audace che giocava 3-5-2 col Granada? Sei tornato sui tuoi passi?

«Sono sempre audace ma non sono un suicida. So che ci sono aspetti in cui dobbiamo migliorare, non solo dal punto di vista offensivo. Siamo un’ottima squadra quando abbiamo il pallone, lo siamo meno senza palla. Finché non avrò la sicurezza di segnare quattro gol a partita, non potrò essere molto coraggioso. Devo cercare l’equilibrio non suicidarmi. In alcuni momenti posso anche peccare di essere conservatore se schiero un calciatore più difensivo (il riferimento è a Vidal al posto di Ansu Fati, ndr Napolista) però l’obiettivo è sempre la porta avversaria. A Madrid abbiamo creato sette chiare occasioni da gol».

«In tutta la mia vita mi sono adattato alle circostanze. Non c’è altro da fare. Tutta la mia vita è stato un cadere e rialzarsi. A 21 anni mi ruppi tibia e perone, e l’anno dopo il ginocchio. All’epoca questi infortuni erano decisivi ma sono andati avanti. Ti abitui a superare le difficoltà. Arriva un momento in cui incontri persone che stanno peggio di te. La vita ti impartisce molte lezioni».

Come si gestisce un giocatore come Messi?

«È vero che ci sono giocatori che pensano troppo a passare la palla a lui. Lo farei anch’io. Messi ha risolto il 90% delle partite di questa squadra. Ho sempre detto a tutti i miei giocatori: “se la palla è tra i piedi buoni, abbiamo più possibilità che ne esca bene”. Ecco perché lo cercano, sai che succederà qualcosa. È normale questa dipendenza è normale. Preferisco che la diano a lui. Sono più tranquillo». Concetto allegriano, in purezza.

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