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Combattere il Covid-19 con i telefonini. In Italia 319 proposte di app

Al Ministero dell’Innovazione è all’opera un team di 60 esperti. Si valuta un’applicazione su base volontaria e test in Lombardia. Ma tutti i Paesi si affidano al contact tracing per frenare i contagi 

Combattere il Covid-19 con i telefonini. In Italia 319 proposte di app

Molti Paesi si son attrezzati per usare app su cellulare per tracciare i movimenti delle persone, i contagi e le violazioni ai divieti. In caso di positivi, si tracciano le persone con cui sono entrati in contatto, in modo da frenare l’epidemia. E’ il contact tracing. La Stampa fornisce un quadro preciso delle misure adottate dai diversi Paesi in tal senso.

La Corea è quello che ha interpretato il contact tracing nel modo più aggressivo. Ciascun cittadino può consultare la mappa creata dal governo per verificare se è entrato in contatto con contagiati.

In Cina si sono utilizzati anche il riconoscimento facciale, le telecamere a circuito chiuso, i dati provenienti da stazioni di treni e metropolitane e carte di credito, tutto per evitare che i cittadini violassero i divieti ad uscire di casa. Ad Hong Kong le autorità hanno anche applicato braccialetti elettronici ai cittadini in quarantena e utilizzato delle app. A Wuhan esiste un’app che mostra un codice QR che certifica lo stato di salute e permette di allontanarsi o meno dalla città.

In Israele, invece, il Ministero della Salute ha creato un’app che chiede ai cittadini l’accesso volontario ai dati di geolocalizzazione, che incrocia con quelli dell’indagine epidemiologica per informare in tempo reale gli utenti che sono a rischio o che rappresentano un rischio per gli altri. Non solo, il governo israeliano controllo i cellulari dei suoi cittadini per verificare che rispettino la quarantena.

Nel Regno Unito alcuni scienziati del King’s College di Londra hanno realizzato COVIDradar, usato da un milione di volontari. Serve a monitorare il proprio stato di salute, in modo da capire dove i sintomi diventano più frequenti. Trasmette i dati al Ministero della Sanità, che decide quali provvedimenti prendere prima che ai volontari servano cure speciali, in modo da evitare che scoppino focolai incontrollati.

Negli Usa Trump aveva annunciato una collaborazione con l’azienda di Mountain View e con Facebook, la prima non confermata, la seconda smentita. Secondo il Wall Street Journal, però, i funzionari governativi stanno già utilizzando i dati di milioni di smartphone per monitorare 500 città.

In Italia, sul tavolo del Ministero dell’Innovazione sono arrivate 319 proposte di monitoraggio tramite app tra cui dovrà scegliere un team di 60 esperti.

“Il ministro Paola Pisano punta su una soluzione su base volontaria, da testare in un’area territoriale ristretta, magari la Lombardia. La Gdpr prevede già eccezioni alla normale tutela dei dati in ambito sanitario, proprio nei casi di epidemie, tuttavia per il varo dell’app potrebbe servire un decreto legge che garantisca il carattere temporaneo della raccolta e dell’uso di informazioni riservate”.

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