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Zazzaroni: Infantino demagogo. Piuttosto denunci presidenti e dirigenti che imbrogliano

Sul CorSport attacca il programma del numero uno della Fifa e soprattutto la demonizzazione di agenti e procuratori, che, dice, è puro populismo

Zazzaroni: Infantino demagogo. Piuttosto denunci presidenti e dirigenti che imbrogliano

Sul Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni scrive del presidente della Fifa Infantino e del suo “The Vision 2020-2023”. Un progetto sviluppato in undici punti per rivoluzionare e riequilibrare il calcio mondiale
dei prossimi anni rendendolo più sociale, globale e possibilmente trasparente, secondo le sue stesse dichiarazioni.

A Infantino, scrive, interessano solo tre cose:

“mantenere il consenso dei grandi elettori, fare soldi (non per sé, per la Fifa) e organizzare partite di calcio: sul campo dà sempre il fritto. Per questo si muove come un politico, parla come un politico e scrive come un politico: promette un milione di posti di lavoro, insegue la pace nel mondo e non escludo che dica anche che la migliore amica è la mamma”.

Ma farebbe bene a risparmiare gli esercizi di demagogia. Infantino parla di armonizzazione dei calendari, ma dovrebbe spiegare come intende fare, visto che ogni anno

“la Fifa promuove nuovi tornei di vario genere e manifestazioni intercontinentali con l’obiettivo di incrementare le entrate e, appunto, garantirsi non sogni ma solide realtà”.

Parla poi di riforma del sistema dei trasferimenti. Punto in cui, continua Zazzaroni, il numero uno della Fifa sfiora “il grottesco”. L’obiettivo della riforma è che i soldi restino nel calcio, secondo i proclami.

“Domando. I soldi che finiscono ai calciatori restano nel calcio? I mega stipendi dei dirigenti – si dice che Ivan Gazidis riceva dal Milan di Singer 4 milioni netti l’anno: beato lui – restano nel calcio? Più banalmente: i milioni spesi per la manutenzione degli impianti restano nel calcio? Forse Infantino dimentica che quasi tutti i club lavorano in outsourcing, ovvero appaltando a società esterne
numerose funzioni e alcuni servizi. La demonizzazione degli intermediari, poi – agenti, procuratori, mediatori, chiamateli come vi pare – è puro populismo. Pretenda in primo luogo comportamenti etici da molti presidenti e dirigenti: che comincino a denunciare chi si comporta in modo disonesto, chi imbroglia”.

 

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