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Repubblica: i giocatori della Juve pensano di saperne più di Sarri (che non sa dialogare con loro)

Ora al tecnico tocca la gestione psicologica del momento di tensione. Ma è lo stesso che, con la solita immediatezza così poco bianconera, ammise di aver perso uno scudetto in albergo

Repubblica: i giocatori della Juve pensano di saperne più di Sarri (che non sa dialogare con loro)
Ph Carlo Hermann/KontroLab

Su Repubblica Emanuele Gamba scrive del difficile momento di Sarri alla Juventus. Il tecnico è diventato il capro espiatorio per qualsiasi colpa e lui non fa niente per evitarlo, con le sue dichiarazioni così sincere e poco juventine.

“Lui non fa nulla per sottrarsene, inciampando con regolarità nelle trappole della sincerità, che in assoluto non è un difetto ma che lo diventa nel complicato universo bianconero, un labirinto di silenzi e sussurri, di allusioni e depistaggi che richiede doti diplomatiche che Sarri non ha e la cui mancanza gli si ritorce contro”.

Il club bianconero ha provato ad istruirlo, per cambiarlo,

“ma è difficile cambiare la natura di un sessantenne, che ha modi di pensare e comportarsi lontanissimi da quelli dello juventino medio”.

Il vero problema, scrive Gamba, “è che Sarri è Sarri anche agli occhi della squadra”.

Non si è mai stabilito un rapporto di empatia tra tecnico e squadra. E Gamba spiega perché.

“Il punto è che Sarri è un didattico, una sorta di cattedratico del calcio: nel suo modo di interpretare il mestiere ha sempre lavorato a fondo sulla messa in pratica delle teorie, ma mai sulla gestione umorale, caratteriale e mentale del gruppo”.

Non è un leader. Non dialoga con la squadra. In passato delegava a questo il suo staff. Alla Juve ha capito che deve accentrare di più.

“anche perché i suoi collaboratori (con l’eccezione del vice Martusciello) non riescono a far presa su giocatori che, nella maggior parte dei casi, sono convinti, curricula alla mano, di saperne molto di più di chi li allena”.

Per adeguarsi alla Juventus Sarri si è snaturato profondamente ma il mercato inadeguato e la società che non ha saputo gestire i malcontenti interni hanno avuto un ruolo importante.

Adesso all’allenatore bianconero tocca soprattutto la gestione psicologica di un momento di tensione.

“Erano le situazioni in cui Allegri dava il meglio di sé e che invece mettono imbarazzo il suo successore. Uno che, con la solita immediatezza così poco bianconera, ammise di aver perso uno scudetto in albergo”.

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