ilNapolista

Champions, per anni la Juve ha incassato più di tutti (senza vincerla)

L’analisi di Calcio e Finanza sottolinea l’importanza delle regole di distribuzione delle risorse. Ora sono cambiate, e il Napoli rischia di non sedersi ad un tavolo ricchissimo

Il Napoli è a 12 punti dalla zona Champions, dal quarto posto attualmente occupato dall’Atalanta. Il Napoli è a 12 punti da una miniera d’oro. Sempre di più, infatti, la Champions League rappresenta la principale fonte di differenziale economico fra club: chi è dentro fa parte di un ristretto gruppo di società che si spartiranno incassi e premi impossibili anche solo da avvicinare per chi invece ne resta fuori.

La competizione economica ha poco a che fare col campo. A dispetto di concetti un po’ astrusi, tipo il “ranking storico” o il “market pool”, che determinano come vengono distribuite le risorse tra le partecipanti, c’è una coppa parallela, quella degli incassi, che esprime un vincitore alla fine di complessi calcoli, e che non è per forza quello che alza la vera Champions. Anzi. Negli ultimi anni la squadra campione d’Europa della ripartizione finanziaria è stata la Juventus.

Perché quelli che sembrano dettagli, tecnicismi, sono invece i parametri che possono produrre enormi disparità finanziarie. Un’analisi di Calcio e Finanza sull’andamento economico della competizione ha messo in luce “la tempesta perfetta” che ha portato la Juventus ad essere, per tre volte nelle ultime sei stagioni, la squadra ad avere incassato i premi più alti, fra tutti. Senza aver mai vinto la coppa (ma avendo all’attivo due finali).

“Di questi ricavi complessivi, circa il 64% deriva dal market pool”, scrive Calcio e Finanza. Ovvero da quel complicato meccanismo che ripartisce i soldi anche in funzione del mercato televisivo che hanno le squadre di una stessa Lega. La “tempesta perfetta” si riferisce al fatto che negli ultimi due cicli europei (dal 2012/13 al 2017/18), i bianconeri hanno potuto contare sulle significative risorse dei broadcaster per il mercato italiano, Sky e Mediaset, sulla presenza per diverse edizioni di soli tre club tra cui spartirseli e anche sulle performance poco brillanti degli altri club italiani, spesso eliminati agli spareggi per entrare nel tabellone principale.

Tutto ciò, dice Calcio e Finanza, ha garantito ogni stagione premi consistenti e sempre più alti ai bianconeri rispetto agli altri club italiani, e ha contribuito notevolmente a determinare quel solco economico (capacità di spesa sul mercato e di sostenibilità del monte ingaggi) che esiste fra la Juve e il resto della Serie A, concorrendo ad alimentare un circolo virtuoso per il club bianconero, ma vizioso per la competitività.

Chi è rimasto fuori, ad esempio Inter e Milan, ha dovuto navigare in acque torbide prima di cominciare a tornare a galla. E ora il rischio per chi non dovesse qualificarsi aumenta. Perché l’anno scorso le regole di redistribuzione delle risorse sono cambiate, e ora chi “non prenderebbe parte alla massima competizione europea per un periodo più o meno lungo, avrebbe pesanti ripercussioni relativamente al proprio equilibrio economico”.

La Champions League 2018/19, quella vinta dal Liverpool in finale col Tottenham, è stata la prima edizione del nuovo ciclo commerciale 2018-2021, ovvero con le nuove regole e anche con la bellezza di 500 milioni di euro in più (+41%) da spartire.

La più importante novità è stata l’introduzione della quota legata al “ranking storico”, che si basa sulle prestazioni ottenute negli ultimi 10 anni, più punti bonus per aver vinto una coppa.  Rispetto al triennio precedente, è aumentata la percentuale relativa alla quota dei risultati (+5,3%), mentre diminuiscono le quote legate alla partecipazione (-7,2%) e al market pool (-27,7%).

Gli effetti pratici riguardano un generale aumento delle risorse complessive, e quindi un ulteriore aumento del divario economico tra club in gioco e non. Di più: ne beneficiano le squadre già ricche, che negli ultimi anni hanno vinto di più. E un trend che forma vere e proprie rendite di posizione, che cristallizza la competizione e che soprattutto – è il rischio che corre il Napoli – penalizza sempre di più chi ne resta fuori. La Juventus dell’ultimo decennio, su questi meccanismi di distribuzione, ci ha costruito una vera fortuna. Anche il Napoli. Ma ora quella fortuna è lontana 12 punti.

ilnapolista © riproduzione riservata