La BBC è andata sul posto a ha raccolto il malumore dei suoi ex tifosi: “Siamo noi ad aver creato Zlatan, non il contrario”

“Siamo incazzati perché Ibra crede di poter fare qualsiasi cosa ed essere amato lo stesso, ma non ha capito come funziona un vero tifoso”.
Per cui gli bruciano la statua, la impiccano, gli staccano il naso, la vandalizzano ripetutamente. L’albero di Natale nella Galleria Umberto di Napoli al confronto vive in serenità.
A Malmoe lo odiano, Ibrahimovic. Perché l’hanno amato troppo, e quando lo scorso 27 novembre l’attaccante del Milan, che a Malmoe ha cominciato una carriera lunga e fertile nel 1999, ha reso noto l’acquisto del 25% delle quote dell’Hammarby, rivali storici nel campionato svedese, hanno gridato al tradimento. E la statua, eretta sobriamente in suo onore all’esterno dello stadio, è diventato uno sfogatoio pubblico. E’ dedicata a “tutti quelli che non si sentono i benvenuti”, ed attualmente l’utilizzo che se ne fa è abbastanza coerente.
La Bbc è andata sul posto a registrare il malcontento che ha trasformato il vandalismo contro Ibra in una specie di rito quotidiano, tanto che lo stesso scultore che l’ha creata ultimamente ha chiesto di portare la statua a Milano.
Uno dei tifosi intervistati spiega: “La grande maggioranza dei tifosi del Malmoe sono incazzati con Zlatan, sono delusi. Nessuno che io conosca lo difende. Alcuni credono che il vandalismo sia sbagliato ma allo stesso tempo ne capiscono le ragioni”.
Il fatto che avesse lasciato Malmoe senza vincere un trofeo, per andare a vincere in giro per il mondo, i tifosi locali l’hanno sempre considerato un onore, elettrizzati nel vedere la leggenda locale diventare una leggenda internazionale. Ma ora si sentono traditi, non corrisposti.
“Prima eravamo fieri di lui. Una superstar globale cresciuta da noi. Ma non vogliamo più avere niente a che fare con lui. Crede che dovremmo essergli grati per ciò che ha fatto per noi, ma non ha vinto niente a Malmoe. E’ stato venduto per un mucchio di quattrini, e questo è quanto”.
Un altro tifoso, Alexander Ivanovski, insiste:
“La ragione di un taglio così netto sta nel fatto che ha agito contro tutto quello che aveva sempre detto. Diceva sempre che Malmoe è casa sua, che l’avrebbe sempre amata e che non c’è club più grande per lui. Se al momento dell’acquistato del 25% dei nostri rivali avesse detto qualcosa sul Malmoe la cosa sarebbe stata più accettabile. Invece ha dichiarato di volerli far diventare il club più forte della Scandinavia. Non ci ha solo pugnalati, ha anche rigirato la lama”.
La statua è diventata un problema anche per le autorità cittadine. Ogni volta che viene restaurata, i tifosi la devastano nuovamente, e le risorse da investire sulla sicurezza di una statua sono veramente poche. Persino per i canoni svedesi. Ma anche spostarla non pare la soluzione, perché significherebbe darla vinta ai vandali, ed è un messaggio che non può passare.
I tifosi la vogliono lontana da Malmoe. Kaveh Houseeinpour, vice presidente dell’associazione tifosi del Malmoe non ha dubbi: “Sapevamo che sarebbe successo, lo dicemmo appena Ibra annunciò l’acquisto dell’Hammarby. La nostra mentalità ‘noi contro il mondo’ ha creato Zlatan, non è Zlatan che ha creato il Malmoe”.
“Mentalità”… il mondo ultras è davvero un piccolo paese.