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Stefano Sorrentino: “Giusto smettere. Sono stato l’unico in Italia a parare un rigore a Ronaldo”

L’ex portiere del Chievo lascia il calcio. Libero lo intervista: “Nel 2010 dovevo sostituire Buffon alla Juve, poi litigarono con il Chievo e saltò tutto”.

Stefano Sorrentino: “Giusto smettere. Sono stato l’unico in Italia a parare un rigore a Ronaldo”

Libero intervista l’ex portiere del Chievo, Stefano Sorrentino, che ieri ha deciso di appendere i guanti al chiodo e di ritirarsi.

Non ha scelto una data qualunque ma quella dell’anniversario del rigore parato a Cristiano Ronaldo. Un unicum in Italia, come spiega lui stesso.

«Il 21 gennaio 2019 paravo un rigore a Cristiano Ronaldo, il primo e finora unico in Italia a riuscirci su 11 penalty calciati. Io e il Chievo siamo i soli a cui CR7 non ha segnato delle 20 squadre affrontate in serie A. Sì, in quelle due partite con la Juve ho raccolto zero punti e preso 6 reti, però mi resta l’orgoglio di questo primato».

Dopo la retrocessione del Chievo, racconta, è stato contattato da altri club ma poi non si è concretizzato nulla.

«Mentalmente e fisicamente sto bene, negli ultimi 15 anni ho fatto di media 35 partite a stagione, dunque è anche complicato mettermi a fare la chioccia a uno più giovane. Un rischio che nessuno si è preso».

Così ha deciso di trasferirsi a Torino con la famiglia, per stare vicino alle figlie.

«Ho maturato l’idea che poteva bastare così, finire da portiere vero, titolare. Ci vuole poco a
rovinare 20 anni di carriera. Per me è bello stare con le ragazze, che sia la recita di fine anno o la pizzata con la classe».

L’ex portiere è figlio d’arte, del padre racconta che non lo ha mai seguito nel suo percorso di portiere.

«Non ero certo raccomandato, però finché non ho fatto un centinaio di partite in serie A ero ancora “il figlio di Roberto Sorrentino”. Invece mio padre non mi ha mai seguito, mai un allenamento, ha visto dal vivo poche partite. Direi che ce l’ho fatta grazie alle mie doti, non alla parentela».

L’importante, per un portiere, dice, è la concentrazione.

«Ai bambini che mi dicono “voglio fare il portiere” io rispondo: ma sei sicuro? Quando la tua squadra segna tutti vanno ad abbracciare chi ha fatto gol e tu festeggi da solo. Poi, se sbaglia l’attaccante finisce 0-0, se sbagli tu siamo 1-0 per gli altri. Hai la responsabilità della squadra, della società».

Sorrentino indica i suoi compagni più forti: Dybala, Belotti, Vazquez, Gila, Maresca, Rivaldo («era fantastico: super professionale, attentissimo al cibo e al riposo») e ammette anche di essere stato vicino alla Roma e persino di aver firmato con la Juve per poi essere superato da Storari.

«A Milano avevo firmato per la Juve, nel 2010: dovevo sostituire Buffon infortunato. Poi hanno litigato con il Chievo e tutto è saltato, al posto mio è andato Storari. Successe qualcosa di simile quando andò al Milan a sostituire Dida: mi ha sempre anticipato, come un attaccante d’area. Magari in quei casi lì non ho avuto gli occhi di tigre fino in fondo».

 

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