Dopo tre giorni dalla peggiore sconfitta della storia, il Torino si riscatta con una buona partita, ma il coraggio non ha potuto nulla contro la qualità dei ricambi e delle alternative del Milan
“Dalla peggior sconfitta della storia granata alla splendida battaglia di San Siro, che non
vale la semifinale di Coppa Italia ma una ritrovata dignità di squadra e di attaccamento ai cosiddetti colori sociali. Tutto in tre giorni, umiliazione e riscatto, polvere e quasi altare”.
Su La Stampa Gigi Garanzini commenta la partita di ieri tra Milan e Torino, valida per la Coppa Italia. La vittoria e il passaggio del turno se li è aggiudicati la squadra rossonera, ma il Torino ha ritrovato almeno la dignità.
Il vantaggio dei granata, scrive, è stato quello di giocare a San Siro.
“perché dopo la profanazione bergamasca di sabato sera il gol iniziale di Bonaventura avrebbe dato la stura ad altri fischi e contestazioni. Anche perché a propiziare il gol era stato il solito pallone perso in uscita da Verdi, con De Silvestri in libera uscita a lasciare sguarnita la corsia”.
Ma il Toro è stato bravo due volte, continua. Perché ha “saputo stringere i denti, subendo quel che c’era da subire e provando ad aspettare il momento buono” e perché ha capito “che il Milan era a dispetto delle apparenze una tigre di carta”.
Si è arrivati al pareggio, poi anche al raddoppio, e se nel secondo tempo i granata hanno assorbito bene l’ingresso in campo di Ibra, non è stato altrettanto per l’uscita di Bremer.
Garanzini elogia Sirigu, che ha trascinato la squadra ai supplementari con la parata su Ibra, dopo che Zlatan aveva praticamente divorato un gol fatto.
“Ma alla fine l’ha avuta vinta la dura legge della panchina, nel senso della qualità dei ricambi, delle alternative, e dei gol decisivi del turco e di Ibra: a quel punto il coraggio non poteva più bastare. Giusto che sia il Milan a giocarsi la semifinale con la Juventus”.