Repubblica racconta la freddezza in città: “quel che non va giù ai tifosi è l’avarizia sentimentale. Qui non conta vincere, conta capire che vuol dire essere del Toro”

Repubblica dedica un articolo alla freddezza tra Torino e il Torino. Il titolo è: «Si è smarrito il “cuore Toro”. Club e tifosi separati in casa». Una storia molto simile a quella di Napoli nei confronti di Aurelio De Laurentiis. Cairo è soprannominato “braccino”, il giornalista lo definisce un termine odioso. Chissà cosa direbbe se sapesse che De Laurentiis è chiamato pappone.
Emanuele Gamba scrive che il Torino “ha i numeri in ordine, in classifica e nel bilancio. Ma è la matematica delle emozioni che non torna, uno più uno non fa due nell’intrico di rancori incrociati che separa tifoseria e società, divise ormai da una sorta di incomunicabilità sentimentale”.
Cairo è accusato di tirchieria (lo chiamano odiosamente “braccino”), ma in realtà non è sugli investimenti economici che ha lesinato: è quella sorta di avarizia sentimentale, di taccagneria programmatica (se il terreno è un campo di patate, la colpa è del club) che non va giù alla gente, che vorrebbe un qualche tipo di visione, magari addirittura di utopia qui dove non è vincere l’unica cosa che conta bensì “essere del Toro”, una definizione sfuggente che per capirla bisogna sforzarsi. Ma a Torino nessuno fa il primo passo, come se la società fosse ormai rassegnata al malmostoso distacco popolare e la tifoseria risparmiasse, quasi per ripicca, sull’affetto verso la squadra.