Su Repubblica scrive che la nostra è una civiltà solo in apparenza evoluta e che sono i continui segnali di razzismo sottotraccia a logorare nel profondo
Su Repubblica, Maurizio Crosetti scrive del caso di Eniola Aluko, calciatrice della Juventus che ha dichiarato al Guardian di voler lasciare il calcio perché
“Torino è due decenni indietro, nei negozi mi guardano con diffidenza”
Ha spiazzato tutti, comprese le sue compagne, scrive Crosetti, perché non c’è stato un episodio scatenante, come nel caso di Balotelli e dei buu razzisti.
“Siccome non è accaduto, si pensa che una giovane atleta dalla pelle scura non possa essersi sentita trattare come una diversa. E invece, proprio di questo si sta parlando”.
Ora Aluko farà l’avvocato. Non giocherà più a pallone.
“Forse non siamo stati noi italiani a farle passare del tutto la voglia di prendere a calci un pallone, ma insomma, neanche gliel’abbiamo rafforzata”.
Quella che sta terminando non è stata una stagione facile, per lei. Un solo gol, mentre l’anno scorso ne aveva segnati 16, consacrandosi come la migliore attaccante juventina.
La sua decisione non dipende da qualcosa accaduta in campo.
“E allora questo lento e silenzioso dolore va forse cercato nella quotidianità dei gesti e delle consuetudini, non nel fatto eclatante o clamoroso”.
L’episodio del supermercato, ad esempio, quando in lei hanno visto una potenziale ladra solo perché di colore.
Non ha mai incassato.
“Veterana della nazionale inglese (è nata in Nigeria ma è naturalizzata) con 102 presenze, un argento europeo e un bronzo mondiale, fece licenziare il coatch Mark Sampson accusato — anche lui — di razzismo. E passò una grana pure l’allenatore dei portieri Lee Kendell, che un bel giorno pensò di rivolgersi a lei marcando l’accento africano per prenderla in giro: Eni lo ha accusato in pubblico. Assai incauto è stato l’ex calciatore Andy Townsend, che nel corso di un programma radiofonico della Bbc si è rivolto a Eniola chiamandola “love” e ricevendo all’istante un’accusa di sessismo”.
Le parole di Aluko arrivano nella “stagione della ripetuta vergogna razzista nel calcio”, quella degli insulti a Balotelli e Lukaku e dei commenti inaccettabili di presidenti come Lotito e Cellino e
“ci dicono che la nostra è una civiltà solo in apparenza evoluta. E che sono i continui segnali di razzismo sottotraccia a logorare, entrando nel profondo come la famosa goccia che scava la pietra. Un controllo in treno solo perché si ha la pelle scura, i cani antidroga al terminal dell’aeroporto, lo zaino da lasciare al cassiere del market per evitare che ci scivoli dentro la presunta refurtiva sono il passo avanti segnato da una ragazza che gioca (giocava, fino a stasera) a calcio per indicarci dove sbagliamo. Mica c’è bisogno di fare il gesto della scimmia a un nero per offenderlo, purtroppo”.