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San Paolo, la direttrice dei lavori racconta al Mattino gli spogliatoi del Napoli

Un impianto di nuova generazione, tra giochi di luce e rispetto della privacy. Una tela bianca a cui adesso occorre dare un’anima

San Paolo, la direttrice dei lavori racconta al Mattino gli spogliatoi del Napoli

Il Mattino intervista la direttrice dei lavori allo stadio San Paolo, Filomena Smiraglia. Racconta i tanto discussi spogliatoi del Napoli.

A colpire è la predominanza del bianco e la luce:

“I giochi di luce sono bellissimi. Il bianco, le tonalità di blu, le luci regolabili. È uno spogliatoio di nuova generazione”.

Nel dettaglio:

“Quattrocento metri quadri dei quali la metà adibiti a salone centrale. C’è una zona spogliatoi per la squadra con video, venticinque sedute, le docce, le due vasche, una delle quali elioterapica; una zona lounge con divanetto, video e bagno dedicato, una zona staff con l’area del tecnico e doccia separata, una zona medica, un impianto di condizionamento con il ricambio dell’aria che avviene otto volte in un’ora, un’area warm up”.

Con una particolarità: tra un’area e l’altra, ci sono pochissime porte. Prima, spiega la Smiraglia, ce n’erano decine. Nonostante ora siano quasi completamente assenti, viene comunque garantito il rispetto della privacy e il senso di tranquillità.

Ora, dice, gli spogliatoi sono come una tela bianca:

“Perché ora bisogna dipingere la vita di questi spogliatoi, costruirli, dare un’anima, brandizzarli, lavorare con la grafica”.

Sul rapporto con De Laurentiis la Smiraglia racconta:

“Rapporto inizialmente burrascoso. Cominciò con l’impianto di illuminazione. Non credeva che lo potessimo realizzare in meno di due settimane. Quando se ne rese conto mi disse “oggi so con chi posso parlare”».

E anche su Ancelotti ha un aneddoto, nonostante il dispiacere per il comunicato del mister:

“In occasione di Napoli-Chievo la società mi fece chiamare per protestare sull’illuminazione. Mostrai che era certificata per una classe A, la migliore, fu l’unico che disse: “Allora ci dobbiamo abituare””.

 

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