Repubblica intervista l’arbitro italiano che ha affiancato la Frappart nella finale di Supercoppa Europea. “La serie A non è un mio obiettivo. Miro alla Ligue 1 francese”
Repubblica intervista Manuela Nicolosi. Insieme a Stephanie Frappart e Michelle O’Neill nella terna arbitrale della finale di Supercoppa Europea Liverpool-Chelsea. Abitualmente dirige la Ligue 2 francese.
Ha iniziato la sua carriera in Italia, prima donna arbitro nell’eccellenza romana. Poi la borsa di studio Erasmus e la Francia:
“ho una doppia laurea in economia aziendale, ho frequentato una scuola privata di management”.
Racconta che Liverpool-Chelsea è stata solo una partita e che è stata preceduta da uno studio accurato:
“Abbiamo studiato tanto le tattiche delle squadre, valutato in quali zone fosse più facile un fuorigioco”.
La parte più difficile sono stati i due gol al limite da giudicare. Non è stata una passeggiata neppure il tono della discussione con Emerson, nell’intervallo. Era agitato, racconta la Nicolosi:
“Gli ho detto: “Se ti rivolgi così non lo accetto”. Si è scusato e ne abbiamo sorriso. Anche loro hanno realizzato che eravamo brave”.
Non sogna la serie A di notte, dice:
“Non è un mio obiettivo, l’obiettivo è la Ligue 1 francese, spero di dirigere un Psg-Monaco. Ovviamente non mi dispiacerebbe nemmeno Juve-Napoli, ma oggi è impossibile. Chissà, magari un giorno le farò in Champions”.
E sulle discriminazioni? Capita, in campo?
“Al mio livello no. Ma anni fa succedeva. E non è cambiato molto, visto che in Supercoppa avevano invitato due ragazze arbitro discriminate in Italia. Magari adesso dopo la nostra dimostrazione cambierà qualcosa. Magari adesso se qualcuna verrà offesa potrà rispondere: caro mio, una terna femminile ha diretto la Supercoppa Europea. E senza sbagliare un fuorigioco”