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Capello sdogana Guardiola alla Juve

In un’intervista alla Gazzetta dello Sport l’ex ct della Nazionale spiega: “Avevano le idee chiare fin dall’inizio. Forse un pensierino su Guardiola ce l’avevano fatto, ma era Sarri il loro obiettivo”

Capello sdogana Guardiola alla Juve

La Gazzetta dello Sport intervista Fabio Capello sull’arrivo di Sarri alla Juventus. Domani Capello compirà 73 anni. Anche lui, come Maurizio Sarri, arrivò alla Juve da rivale, dopo aver allenato Milan e Roma.

Non fu per questo, però, dice Capello, che fu tanto inviso:

“quanto perché avevo detto che non sarei mai andato alla Juve. Ci furono delle contestazioni, striscioni contro di me, ma sempre dai gruppetti degli ultrà. I soliti”.

Gli ultrà che l’ex ct dell’Italia definisce “uno dei mali del calcio italiano”:

“Pensi alle contestazioni vergognose ad un grande allenatore come Ancelotti. So che anche Conte è stato criticato per il passaggio all’Inter, ma chi dice cose del genere andrebbe ignorato. Gli allenatori sono professionisti. Se poi invece fare il tifo diventa un business, è ovvio che ci sia un problema”.

Capello spiega che nonostante le avversioni iniziali riuscì a conquistare il popolo bianconero con le prime vittorie.

“Avevo una corsia privilegiata: ero stato in bianconero da calciatore e quindi conoscevo la loro mentalità”.

La mentalità juventina è dare la priorità alla vittoria, dice, nel tentativo di offrire a Sarri un consiglio:

“Se vinci, hai fatto solo il tuo. Non deve pensare ai tifosi né fare nulla per ingraziarseli. Basterà fare bene. Adesso, dopo il filotto degli scudetti, con lui vogliono fare qualcosa di più. Spendendo tanto per vincere la Champions, hanno alzato l’asticella, senza contare che due volte in finale sono arrivati”.

Sul fatto che il Sarri in tuta non si addice allo stile Juve, Capello non ha esitazioni:

“Sono stupidaggini. Magari la tuta è una scaramanzia. Ce l’avevo anche io. Uscivo dallo spogliatoio sempre dietro un calciatore che aveva un certo numero di maglia, ma non mi chieda quale perché non glielo dico”.

Nemmeno l’inclinazione a sinistra del neo allenatore della Juventus costituisce un problema:

“La politica è fuori dal calcio, non c’entra niente”.

Non è per le sue inclinazioni politiche che Sarri ha rifiutato il passaggio al Milan di Berlusconi, dice, sono sciocchezze:

“Lessi una intervista a Sacchi che raccontava come una volta lui andava in giro con“ L’Unità” e“ Il Manifesto”. Mi creda, ci sono persone che non meritano niente sia a destra che a sinistra”.

Per Capello non è strano che la Juventus ci abbia messo un mese per scegliere il nuovo tecnico:

“Avevano le idee chiare fin dall’inizio. Forse un pensierino su Guardiola ce l’avevano fatto, ma era Sarri il loro obiettivo. L’importante però è ricordare che i contratti lunghi sono solo una tutela economica per l’allenatore, perché alla Juve non ti danno anni per vincere”

Fiducioso anche sulla rosa a disposizione del nuovo mister:

“I bravi allenatori sanno mettere al posto giusto i giocatori che hanno a disposizione. Mi dia retta, la Premier League è il top del top; solo Barcellona e Real Madrid possono essere al loro livello. Per questo Maurizio è andato a Londra da insegnante delle superiori e torna in Italia da professore universitario. Il suo Chelsea non giocava il 4-4-3 del Napoli, si è saputo adattare a situazioni nuove. Hazard, ad esempio, faceva cose diverse”.

Capello non si pronuncia sul possibile accoppiamento, in campo, di Ronaldo e Icardi. Non intende parlare di mercato. Ma ricorda che la Juve ha ancora in rosa Higuain:

“Si ricorda quando Sarri a Londra diceva: “Ci serve un uomo che chiuda la manovra”? Non aggiungo altro”.

Di Dybala e della possibilità che esca rivitalizzato da un’esperienza con Sarri non parla, si limita a riconoscere che è un grande calciatore, come Emre Cane Bentancur e Ramsey. Spiega, invece, che la Juve dovrebbe rinforzarsi in difesa:

“Servirebbe un grande centrale difensivo, che in prospettiva possa essere l’erede di Chiellini. Il più adatto sarebbe Manolas, ma non entro nelle loro strategie. In ogni caso bisogna saper fare il vino con l’uva a disposizione, e con i giocatori della Juve viene fuori champagne. Anzi, meglio parlare di prodotti italiani: un gran spumante ecru”.

 

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