ilNapolista

Ponte Morandi. La battaglia di Autostrade al Tar ha come unico obiettivo la concessione

Ieri la prima udienza per sollevare eccezione di incostituzionalità della legge Genova

Ponte Morandi. La battaglia di Autostrade al Tar ha come unico obiettivo la concessione

I cinque ricorsi presentati da Autostrade al Tar della Liguria hanno un unico vero obiettivo, scrive repubblica Genova: Conservare  la  concessione che il governo sta cercando di revocare.

E la partita è iniziata ieri mattina nelle aule del Tribunale amministrativo.

L’udienza

Il presidente del Tribunale, Giuseppe Daniele, ha fissato la prossima udienza per il 22 maggio, per consentire ai legali di acquisire ulteriore documentazione dalla struttura commissariale.

Trattandosi di una procedura accelerata come prevede la materia degli appalti pubblici, in quella data dovrebbero esaurirsi le discussioni e le repliche dell’Avvocatura di Stato.

Ma – scrive il quotidiano – “prima della sentenza è assai probabile che il ricorso subisca lo stop che Aspi si augura”.

Nel ricorso sono infatti contenute una serie di contestazioni alla “legge Genova” laddove essa escludeva espressamente la possibilità che Autostrade partecipasse alla selezione delle imprese incaricate di demolire e ricostruire il ponte. Per la società è una legge anti costituzionale, per cui Autostrade spera che il Tar trasferisca tutto l’incartamento alla Consulta.

Visti i tempi del pronunciamento, davanti ai giudici della Corte Costituzionale Aspi giocherà le sue carte non tanto per poter partecipare alla ricostruzione, ma per non perdere la concessione.

Aspi presenta un’ulteriore memoria

Al Tar gli avvocati di Aspi, Marco Annoni e Luisa Torchia, hanno anche depositato un’ulteriore memoria nella quale, fra le altre cose, la società “nel suo continuo tentativo di sottolineare il suo lato conciliante”, scrive Repubblica Genova, spiega di aver già risarcito con 30 milioni di euro molti dei 150 familiari delle 43 vittime, che usciranno dal processo penale.

Le dichiarazioni di Toninelli

Sulla procedura di revoca si è pronunciato, ieri, alla Camera, il ministro Toninelli, rispondendo in un acceso question time all’interrogazione del deputato Pd Andrea Orlando. Toninelli ha spiegato che dopo le prime contestazioni del Mit ad Aspi poche ore dopo il crollo e l’istituzione della commissione ministeriale, Aspi ha formulato delle prime considerazioni e il Mit sta aspettando altri chiarimenti, che dovrebbero arrivare nel mese di aprile.

Toninelli ha anche detto che “il Mit ha rafforzato la sua struttura tecnica con pool di giuristi a causa della complessità della procedura che è conseguenza diretta di una convenzione costruita con grave pregiudizio degli interessi pubblici da parte del Pd e di un governo di centro sinistra e blindata con una legge da un governo di centro destra”.

Le indagini

Sul fronte investigativo, oggi il pm Massimo Terrile sentirà di nuovo il professore del Politecnico di Milano Carmelo Gentile, autore dello studio che segnalava le criticità degli stralli. Le sue dichiarazioni erano già state sconfessate da Autostrade, con una nota sul suo sito, il 3 ottobre scorso.

Tre squilli di sirena e due minuti di nube di polvere

Nei giorni scorsi, al commissario Bucci e a Rina Consulting è stata presentata la relazione ambientale sul progetto di demolizione del viadotto. È sempre Repubblica Genova a scriverne.

Quando, il prossimo 9 marzo, esploderà la pila 8 di ponente, ci sarà una nube di polvere che “potrà durare al massimo un paio di minuti”. La sua formazione “è solo riducibile in parte, perché anche bagnando con getti d’acqua non si elimina completamente la polvere”.

Ci saranno “tre squilli di sirena, due corti e uno lungo: non essendo possibile contenere in alcun modo il rumore prodotto dalle esplosioni, non si può che gestirne gli effetti e limitarne l’impatto dal punto di vista psicologico”.

La relazione traccia anche un quadro sullo stato di salute della zona. Viene fuori, ad esempio, “che lo stato delle acque sotterranee alle aree di cantiere è definito ‘non buono’”.

L’abbattimento delle abitazioni

Propedeutico  alla  demolizione del viadotto, e in particolare della pila 10, sarà l’abbattimento delle abitazioni.

I tempi non saranno brevi, perché nelle carte pubbliche finora consultate dai tecnici che hanno stilato la relazione “si evidenzia la presenza, negli edifici di via Porro 7 e 9, di amianto friabile nelle coibentazioni delle tubazioni nelle cantine, di sfiati in fibrocemento e di numerosi serbatoi per acqua in eternit”.

Oltre a tutto questo “si ritiene vi possano essere camini e pluviali in fibrocemento (amianto compatto)”, oltre a tubazioni dell’impianto di riscaldamento e guarnizioni.

I tempi dell’abbattimento

Per quanto riguarda i tempi di abbattimento, la relazione indica giorni precisi e forse troppo ravvicinati, “che subito la struttura commissariale ha sottolineato siano in continuo aggiornamento”.

Le  date fissate sul moncone est sono sabato 23 marzo per l’esplosione della pila 11 e lunedì 6 maggio per la numero 10, mentre il cantiere di ponente dovrebbe chiudersi il 25 maggio e quello di levante il 25 giugno. In ogni caso le maggiori criticità sono tutte lì, in quelle due pile che prima di tutto andranno messe in sicurezza. Verranno realizzate “tre coppie di torri collocate nelle zone di ancoraggio degli stralli, all’estremità di ponente dell’impalcato della pila 10 ai lati del tampone 11”.

Poi “il giorno dell’esplosione l’area intorno a un raggio di almeno 300 metri dovrà essere tenuta sgombra da persone allo scoperto”.

 

ilnapolista © riproduzione riservata