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Ora dovremmo parlare di Adani e Maradona, lo sappiamo

Col rischio di essere bollati come passatisti, noi che facciamo a cazzotti coi nostalgici. Se non ne puoi più di Elvis, non è però detto che debba piacerti Ultimo

Ora dovremmo parlare di Adani e Maradona, lo sappiamo

Il calcio trigonometrico

A questo punto, noi dovremmo commentare le dichiarazioni di Adani su Maradona. Perché si fa così. Perché è traffico garantito, Sono clic a buon mercato. E poi Adani lo ha fatto apposta. Funziona così nel giornalismo o presunto tale. Sono ruoli fissi. Uno si alza, dice che nel calcio di oggi Maradona non toccherebbe palla (letteralmente “farebbe fatica”, il link è qui) , tutt’al più farebbe un po’ di show, che oggi serve stare al meglio fisicamente, come Cristiano Ronaldo. E non lo dice uno qualsiasi. Lo dice Lele Adani. L’uomo che come tutti noi riassume non poche contraddizioni: adora il calcio sudamericano e allo stesso tempo stravede per la geometria applicata al calcio.

È l’uomo contro cui si scagliò un furente – e a nostro avviso a giusta ragione – Massimiliano Allegri che provò a spiegargli che il calcio non è soltanto diagrammi a blocchi. Non sono vettori. Che ai bambini non viene più lasciata la possibilità di divertirsi, devono essere irreggimentati. E a Napoli non puoi dirlo che ha ragione Allegri, sennò sei un traditore. E noi ricordiamo anche Vincenzino Montella quando rispose a Adani che lui quando giocava non era poi questo fenomeno come difensore. Quanti gliene avrà segnati Vincenzino (lui sì un fenomeno lo era eccome). Perché una cosa è stare in campo, e un’altra è starne fuori.

Diego e Soriano

Maradona – “ma mica vorrai entrare nel merito?, “no, no, tranquillo” – che una volta diede vita a una performance davanti a Osvaldo Soriano. Palleggiò con un’arancia di fronte a lui che se ne stava lì estasiato. E alla fine Diego gli disse che non aveva visto un cazzo – elloso ma bisogna scrivere cazzo – perché l’arancia aveva toccato due volte per terra e lui non se n’era accorto. E c’era tutto in quelle parole. C’era un libro di filosofia.

Bagni e Jorginho

E noi qui dovremmo parlare di Adani. E invece ci tornano in mente i paragoni dei tifosi del Napoli, quando immaginano la squadra azzurra più forte di sempre. E in tanti lo scorso anno dissero che non ci sarebbe stata partita, che il Napoli dei 91 punti avrebbe fatto un sol boccone del Napoli di Maradona. E noi, in realtà io, io dunque pensavo a come avrebbe reagito Jorginho alla vista di Salvatore Bagni. Un’immagine che mi ha sempre fatto tornare in mente le strofe della versione italiana del Gorilla – di De Andrè – col giudice che negli intervalli gridava mamma.

E magari noi qui saremo passatisti – che poi manco per il cazzo, scusate di nuovo cazzo – e invece noi nemmeno nostalgici siamo. Non ne possiamo più di Maradona e lo abbiamo scritto in ogni salsa. Uno può non poterne più di Elvis Presley, poi però mica deve dire che Ultimo è meglio. Sono due cose diverse. E quest’articolo lo abbiamo scritto soltanto per testimoniare – a ridaglie, ancora De Andrè – perché il calcio sta finendo anzi è già finito in mani agli appassionati della trigonometria. Se ne sono impossessati. Le cifre, le formule, il numero di Avogadro, sei virgola zero due per 10 alla ventitré – senza nemmeno andare su Google perché eravamo bravini in chimica, avevamo una bravissima insegnante anche se arrivavamo a scuola col Corriere dello Sport sotto braccio.

E invece chiudiamo con una foto ammirata qualche giorno fa su Twitter. L’amico Mario Colella se n’è innamorato. La mettiamo qua. La risposta è nella foto. Spiegatelo a lui il calcio trigonometrico. Noi oggi piangiamo Gordon Banks. E allo stesso tempo speriamo che Meret possa fare di meglio. Non siamo passatisti. Preferiamo ancelottiani.

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