Se uno dei più importanti editori italiani ha deciso di protestare in maniera severa contro la classe arbitrale, vuol dire che qualcosa sta cambiando.
Un nuovo fronte?
Urbano Cairo è intervenuto due volte in due giorni, poche ore dopo il derby di Torino. Ed ha attaccato in maniera dura la classe arbitrale, parlando di Var ma anche di decisioni arbitrali sfavorevoli nei derby contro la Juventus. Il fatto che il presidente del Toro abbia sentito il bisogno di ribadire per due volte una posizione di critica comincia ad aprire un fronte nuovo nel calcio italiano. Non che la protesta contro le decisioni degli arbitri sia una novità del nostro movimento, è solo che ora c’è la presenza del Var cui appellarsi. E la scusa del protocollo resta appunto una scusa, perché in realtà non c’è (non ci sarebbe) impedimento da parte dei direttori di gara nel rivedere episodi che possono essere loro sfuggiti, o che possono essere dubbi ad una visione dal vivo.
Oltre a questo discorso, c’è da fare un appunto importante: Urbano Cairo rappresenta un centro di potere importante nel nostro Paese. È l’editore del più prestigioso quotidiano generalista italiano, e della più importante testata sportiva nazionale. Inoltre, ha portato La7 ad essere una rete televisiva di grossa rilevanza, soprattutto per quanto concerne l’informazione e il dibattito politico. Insomma, parliamo di uno dei personaggi più influenti del nostro apparato mediatico. Il fatto che una persona con tanti e tali interessi si schieri in maniera così forte contro la classe arbitrale è il segnale che qualcosa sta cambiando.
La sudditanza psicologica e Nicchi
Questione di presenza, ma anche di contenuti. Cairo ha rispolverato dopo molti anni il concetto di sudditanza psicologica, che in qualche modo viene amplificato dalla presenza del Var. Come abbiamo detto sopra: la possibilità data ora agli arbitri di rivedere un episodio dubbio cancella il discorso del fischio immediato, per cui un essere umano potrebbe essere portato a “premiare” la squadra più blasonata in campo. Il presidente del Torino non ha parlato di malafede, ha detto che i tanti errori nei derby «sono sfortuna se non sudditanza».
È una dichiarazione forte, che in qualche modo ha indotto il presidente degli arbitri Nicchi a rispondere in maniera stizzita. Le parole del numero uno Aia, rilasciate ieri dopo il Consiglio Federale: «Non devo dare risposte io, ognuno ha un ruolo e fa quello che deve fare. Se esiste la sudditanza psicologica? Non è un argomento di casa mia». Dopo Roma-Inter, l’ultima partita con polemiche relative al Var, Nicchi si espose in prima persona parlando di «errore inconcepibile» dell’arbitro Rocchi e del Var, Fabbri. Non ci sono state parole di questo tipo dopo Torino-Juventus o Roma-Genoa, alle dichiarazioni di Cairo si sono unite quelle di Preziosi, che ha definito il Var come «un’arma usata in maniera impropria».
Un vento nuovo
Insomma, Nicchi non è entrato nel merito del caso, non ha attaccato né tantomeno difeso l’arbitro del derby di Torino e della partita dell’Olimpico: una cosa che stride rispetto al suo stesso comportamento dopo Roma-Inter. Di certo è stato colpito dalle parole di Cairo, e il punto è proprio questo: il Var non ha avuto l’impatto migliorativo che tutti si aspettavano, quantomeno la versione “ridotta” di questa seconda stagione appare più dannosa che utile – in caso di episodi non oggettivi. Dall’Italia sarebbero partite richieste di revisione del protocollo, ma intanto si sta alzando un nuovo vento di protesta. Per ora c’è Cairo al timone, ieri De Laurentiis si è espresso a metà sulle polemiche arbitrali, ma di certo qualcosa sta cambiando. Qualcosa si sta muovendo. Già tornare al vecchio Var, o comunque creare una nuova cultura dell’utilizzo della tecnologia potrebbe servire a ridurre le polemiche, i sospetti, i fantasmi.