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Atene, la brutta figura del Milan (in campo e fuori)

La sconfitta contro l’Olympiakos è solo una parte di una serata da incubo: le parole di Leonaro del postpartita sono il trionfo della cultura dell’alibi.

Atene, la brutta figura del Milan (in campo e fuori)

La partita

Olympiakos-Milan 3-1, e già così potrebbe bastare. Anzi, dovrebbe bastare. I rossoneri avevano due risultati su tre al Pireo, anzi potevano anche perdere con un solo gol di scarto. Invece, hanno perso male e hanno salutato l’Europa League. Certo, il girone non era semplicissimo, Betis e Olympiakos non erano clienti facili e si sono rivelati tali. Ma non c’è molta differenza con il Marsiglia e l’Eintracht Francoforte della Lazio, che invece ha superato il turno con largo anticipo. È stata un’Europa League affrontata male dal Milan, bisogna dire questo. Non è stato giusto arrivare a giocarsi il pass per i sedicesimi all’ultima partita in Grecia, il discorso qualificazione doveva essere chiuso prima.

Ci sta che poi una squadra come l’Olympiakos possa essere un ostacolo difficile da superare. O meglio: i valori in campo erano squilibrati in favore del Milan, solo che il contesto (inteso come ambiente, ma anche come possibilità di fare risultato e di coronare l’impresa) ha finito per annullare le distanze. Anzi, ha creato i presupposti per ribaltare il pronostico. Tutto in mezz’ora, tutto nel secondo tempo: il vantaggio dei greci, l’autogol di Zapata, il 2-1 proprio di Zapata e infine il rigore. Dubbio, probabilmente esagerato. Anzi, senza probabilmente. Un rigore generosissimo. Che però è stato dato, ed è stato dato sul 2-1. Il Milan non poteva – e tecnicamente non può, per forza e blasone – presentarsi in queste condizioni a un quarto d’ora dalla fine di un match in trasferta contro l’Olympiakos. È stato come andare in giro per un quartiere malfamato con il rolex al polso e il braccio fuori dal finestrino.

Il dopopartita

Solo che però la brutta figura del Pireo è proseguita dopo la fine della partita. Anzi, si è concretizzata nell’affannosa ricerca di alibi e scuse da parte del clan rossonero. Soprattutto le parole di Leonardo, manager internazionale pericolosamente contagiato dal morbo dell’Italia piagnona. Una selezione delle sue perle in eurovisione: «La partita è stata influenzata dagli episodi, vorrei rivedere il calcio d’angolo, noi ne abbiamo battuto uno uguale con Castillejo e ci è stato fischiato fallo. A loro no (il riferimento di Leonardo è per il corner del primo gol dei greci, battuto rapidamente).  Io sono sceso in campo perché il rumore dava fastidio a tutti, l’arbitro avrebbe dovuto fermare il gioco. Hanno permesso una situazione che ci ha messo in difficoltà».

Insomma, la cultura dell’“È colpa degli altri”. In questo caso dell’arbitro, o magari di chi non ha fermato il gioco perché i tifosi facevano troppo rumore. Una cosa più o meno normale, anzi addirittura gradita sui campi da calcio. Leonardo ha incarnato il peggio del nostro calcio per lo spazio di un’intervista. Perché gli episodi possono anche aver indirizzato il risultato, ma un Milan che non riesce a non perdere con un solo gol di scarto da un Olympiakos è una situazione che non consente di cercare scuse. Soprattutto al termine di un girone giocato malissimo, che anche le due partite contro i lussemburghesi del Dudelange (!) sono state una specie di psicodramma.

Higuain

Poi c’è il discorso Higuain. L’attaccante argentino non segna dal 28 ottobre. Ieri sera è stato giudicato così da Gattuso: «Potevamo essere più bravi nella conclusione e nella balistica. Il Pipita meglio di Calhanoglu, non è stato inguardabile. La squadra è stata presente, ha combattuto e abbiamo sbagliato la finalizzazione. Il problema è stato questo». Il punto in generale, invece, racconta di un calciatore che sbaglia la partita decisiva. Ancora una volta. E l’importanza della partita decisiva, man mano che il tempo passa, diventa sempre inferiore. Un calciatore che non riesce a caricarsi addosso la propria squadra quando serve. Ne sappiamo qualcosa, da queste parti. Ne sanno qualcosa, in Argentina. Ora lo sanno anche al Milan, anzi lo sanno un po’ di più dopo la notte da crisi isterica vissuta contro la Juventus. È la croce di un grande attaccante che non riesce ad essere fuoriclasse, o comunque non riesce ad esserlo fino al punto che vorrebbe raggiunger, che crede di poter raggiungere.

Abbiamo riportato le dichiarazioni di Gattuso. Al di là delle colpe del tecnico-Gattuso, è stato l’unico ad uscire pulito da una serata davvero nefasta. Per il Milan, per la sua immagine internazionale. Queste le sue parole, che fanno il paio con quelle precedenti: «Non parlo di rumori e rigori. L’atmosfera qui in Grecia non è una novità. Sono il dodicesimo uomo in campo, ma i tifosi per fortuna non giocano. Abbiamo commesso troppe ingenuità. Per quanto riguarda l’arbitro, posso dire che abbiamo subito qualche ingiustizia. Però non credo nel complotto, siamo stati solo sfortunati perché il rigore è inesistente. Gusto che oggi andiamo a casa, non vado alla ricerca di scuse, o di altro. Sono stati più bravi di noi perché ci hanno messo malizia e cattiveria». Difficile aggiungere altro, anzi sono le cose più giuste di una notte tutta sbagliata. Dentro e fuori dal campo. Prima e soprattutto dopo il fischio finale di un’eliminazione meritata.

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