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La normalità del Napoli competitivo in coppa e in campionato

Ha 4 punti in meno dello scorso anno, ma è primo in Champions. E la Juve ha più punti della straordinaria squadra di Sarri di un anno fa. Il Napoli lassù non può più sorprendere.

La normalità del Napoli competitivo in coppa e in campionato

La forza del Napoli

Nove vittorie su dodici partite di campionato, primo posto e imbattuto in Champions dopo quattro partite, tre delle quali contro Liverpool e Psg. Il Napoli arriva alla seconda sosta al termine di una prima parte di stagione di grande livello. Addirittura esaltante, se confrontata alle previsioni di sedicenti esperti che volevano la squadra di Ancelotti al quinto posto nella griglia di partenza del campionato e col destino praticamente segnato in Champions League.

Poco da dire, anzi scriviamola meglio: tanto da dire su quanto questa squadra ha fatto e fatto vedere, poco da imputare ad un avvio di stagione che paga solo due stop davvero inattesi, lo 0-3 di Genova e lo 0-0 di Belgrado. Incidenti di percorso che ci stanno all’interno di un progetto tecnico-tattico in costruzione, che ha cercato di aggiornarsi piuttosto che restare adagiato su meccanismi già conosciuti, mandati a memoria. Certo, ci sono il pareggio in casa contro la Roma e la sconfitta di Torino, risultati che però rientrano nella normalità delle cose, considerando la qualità degli avversari.

Il Napoli ha mostrato una forza inattesa solo per chi ha la memoria corta. Rispetto alla dodicesima giornata dell’anno scorso ha quattro punti in meno, ma ha in qualche modo controbilanciato con il cammino europeo. Alla quarta giornata del girone europeo 2017/2018, la squadra di Sarri aveva già perso tre partite su quattro (due col City e una con lo Shakhtar) ed era già priva della possibilità di autodeterminare la qualificazione con i propri risultati. Infatti, alla quinta batté gli ucraini ma finì comunque “retrocessa” in Europa League. Quest’anno, il gruppo di Ancelotti può coltivare la storica impresa di eliminare una tra Psg e Liverpool e guarda la Juventus a una certa distanza. Sei punti di svantaggio sono tanti, ma vanno pesati in relazione al rendimento degli avversari.

Il miglior Napoli di Sarri sarebbe comunque secondo

Lo scontro diretto perso a Torino annacqua la classifica, diluisce il vantaggio. La forza della Juventus (insieme a un calendario decisamente favorevole ai bianconeri) fa il resto, Allegri ha messo insieme undici vittorie e un pareggio in dodici partite. Il Napoli praticamente perfetto della scorsa stagione sarebbe al secondo posto, due punti sotto i bianconeri. Che di questi tempi, un anno fa, avevano perso cinque punti. E altri tre si sarebbero smaterializzati a Genova, al 13esimo turno. Il Napoli si presentò con quattro punti di vantaggio al big match di inizio dicembre, perse al San Paolo e iniziò il duello punto a punto.

La stagione di Ancelotti va analizzata rispetto a tutti i parametri. Una Juventus meno dominante permetterebbe agli azzurri di essere più vicini al primato. Solo che ormai i valori del calcio europeo sono questi, sono estremamente stratificati, verso l’alto e verso il basso. Soltanto la Liga ha punteggi più umani, forse anche troppo umani: il Barcellona comanda il campionato con 24 punti in 12 partite, due sconfitte e tre pareggi. In tutti gli altri campionati, ci sono squadre come la Juventus: il Manchester City ha perso solo due punti, il Psg ha vinto tredici partite su tredici, il Borussia Dortmund mette insieme otto vittorie e tre pareggi in undici turni. Il Napoli di Ancelotti ha un rendimento che vale 88-89 punti in proiezione (2.33 punti per match), ma sarebbe secondo in Ligue 1, Premier League e Bundesliga. La Spagna vive un anno particolare, possiamo considerare la Liga come un’oasi protetta – soprattutto rispetto ai punteggi degli anni precedenti.

Progettualità

Il Napoli ha una linea di rendimento ormai costante, a pochi passi dalla Juventus in campionato e più o meno standardizzata sulla lotta per gli ottavi di Champions League. Benitez arrivò a 12 punti nel girone, Sarri ha centrato il passaggio del turno due anni fa con primo posto annesso. C’è una continuità ad altissimi livelli mai toccata prima, anzi che si rinnova di anno in anno. I progetti tecnici cambiano ma il Napoli resta competitivo. In campo e sul mercato.

L’acquisto di Fabian Ruiz è l’esempio della funzionalità di questa strategia. Dopo due stagioni, il Napoli ha riattivato il circuito del player trading con Jorginho, e ha già un nuovo aspirante top player da coltivare nel suo organico. Intorno, una squadra perfettamente aderente, se non sovradimensionata – per gioco e risultati – all’investimento economico. Anzi, l’esposizione del club cresce di anno in anno, step by step. Proprio l’arrivo di Ruiz ha segnato una svolta nella politica di reclutamento: 30 milioni di euro cash su clausola rescissoria. Il terzo acquisto più costoso nella storia del Napoli dopo Higuain e Milik. Il primo eliminando gli attaccanti dal conteggio.

Tutto torna. E Ancelotti fa il resto, tra intuizioni dalla panchina, ciclo che si rinnova offrendo nuovi stimoli e appeal internazionale che cresce. Pensare ad una stagione (già?) fallimentare per il distacco dalla Juventus vuol dire non aver messo bene a fuoco la realtà. I numeri parlano, fanno la differenza e dicono che nessuno, a parte i bianconeri, ha la stessa continuità progettuale. Il Napoli tiene lo stesso ritmo dello scorso anno, quando tutti pensavano a un exploit assoluto. Anche quello era un errore, del resto dal 2014 ad oggi il trend dei risultati è perennemente in crescita.

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