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La Roma è una squadra insondabile, per questo pericolosa. Oltre che bestia nera

Alti e bassi, sistema di gioco in costruzione, incertezze sull’impaggo del mercato. È una Roma difficile da capire, ma è reduce da due vittorie a Napoli.

La Roma è una squadra insondabile, per questo pericolosa. Oltre che bestia nera

Alti e bassi

La stagione della Roma è sulle montagne russe. Su e giù, continuamente, senza continuità, in un senso e/o nell’altro. Di Francesco vive un momento complesso, è reduce da una clamorosa sconfitta interna con la Spal ma condivide il primo posto in Champions con il Real Madrid, ha praticamente ipotecato il passaggio agli ottavi dopo la netta vittoria all’Olimpico con il Cska. Lui che lo scorso anno con la Roma ha raggiunto le semifinali della più importante competizione per club.

Il discorso sui risultati è simile a quello sulla squadra, non sai da dove guardare questa Roma: da una parte ci sono le cessioni di Alisson, Nainggolan e Strootman che hanno inevitabilmente indebolito la rosa giallorossa; dall’altra c’è un’enorme quantità di talento grezzo, da Kluivert a Under fino a Schick, passando per Cristante, Pellegrini, gli esperti Pastore, Perotti, El Shaarawy, soprattutto Dzeko.

Bestia nera

Proprio il bosniaco è lo spauracchio del San Paolo. Il Napoli non batte la Roma in casa dal 2014, era fine ottobre e Higuain e Callejon schiacciarono i giallorossi di Garcia con una delle migliori prestazioni dell’era Benitez (2-0). Da allora, un pareggio (0-0) e due tonfi interni; Sarri ha battuto tutti gli avversari al San Paolo, meno i giallorossi. Da due anni va in onda lo scambio di favori, con il Napoli vincente all’Olimpico (1-2 e 0-1) e la Roma che trionfa al San Paolo, Dzeko sempre in gol, sempre con una doppietta: quattro reti che hanno tolto al Napoli punti fondamentali in chiave Champions e scudetto. Soprattutto il 2-4 dello scorso anno, subito dopo la vittoria della Juventus in casa della Lazio con gol di Dybala, fu pesante da digerire.

Anche in virtù di questa fresca cronologia, il Napoli deve approcciare con la giusta circospezione alla partita di domenica. Come detto sopra: la Roma è una squadra che vive di alti e bassi, di momenti, non è decifrabile, neanche dal punto di vista tattico. È in corso una transizione dal sistema Di Francesco duro e puro, che abbiamo lungo la scorsa stagione, ad un gioco più fluido, in cui due centrocampisti centrali (De Rossi e Nzonzi) sostengono un trequartista mobile, due esterni e Dzeko. Il doble pivote come il Napoli, però con una punta in meno e un incursore in più.

Attenzione a Dzeko

Non sarà una partita facile, anche perché – torniamo su – arriverà a Napoli uno dei pochi attaccanti in grado di fare la differenza, anche contro Koulibaly e Albiol. Edin Dzeko vive un momento interlocutorio, due gol in campionato e addirittura cinque in Champions League, ma resta un centravanti formidabile, dal punto di vista fisico e tecnico. Il punto sta proprio in questa sua completezza formale e sostanziale, il bosniaco è un accentratore di conclusioni ma anche un intelligente costruttore di gioco offensivo, tiene palla con la stessa precisione di quando spara forte, fa a spallate con Koulibaly, non va a terra e poi pesca l’angolino lontano con il sinistro.

Un gol niente male

Il rendimento della squadra di Di Francesco resta altalenante anche dopo la Champions: la sconfitta di Madrid consolidò la mini-crisi iniziata col pareggio interno in Roma-Chievo, dopo il Bernabeu i giallorossi persero a Bologna in maniera netta. Dopo il successo col Viktoria Plzen, vittoria stiracchiata ad Empoli. Ora siamo in una fase non ancora inquadrabile, perché la Spal ha minato le certezze tattiche ed emotive costruite prima della sosta (quattro vittorie di fila tra Serie A e Champions, derby compreso), poi è venuto il 3-0 al Cska che ha restituito un minimo di ottimismo ad un ambiente volubile (eufemismo).

La rosa della Roma

Per il Napoli sarà una partita importante, non fosse altro che per il gap già scavato tra le due squadre. La Roma, in questo momento, è sette punti indietro rispetto alla banda-Ancelotti, un risultato negativo al San Paolo potrebbe cancellare quasi definitivamente tutte le aspirazioni di altissima classifica, certo siamo ancora a ottobre ma un eventuale -10 sarebbe difficile da colmare.

Insomma, per il campionato di Di Francesco siamo quasi ad un’ultima spiaggia. Una condizione non pronosticabile a inizio stagione, ma figlia di quella mancanza di continuità (anche tattica) che ha mandato in confusione il progetto ispano-americano-abruzzese firmato da Monchi, da Pallotta e dallo stesso allenatore. Sappiamo che il calciomercato è stato condizionato dal Fair Play Finanziario, come succede da anni. Allo stesso modo, però, la differenza di spessore tra i partenti e i nuovi arrivi sembra essere ancora troppo ampia per non rimpiangere chi è andato via.

È una questione di impatto: dei nuovi acquisti degli ultimi due anni, solo Kolarov ha avuto un’incidenza reale sul gioco della Roma. Certo Olsen si è rivelato portiere affidabile, ma Alisson (arrivato nel 2016) aveva un’altra consistenza; come Nzonzi, che ha preso il posto di Nainggolan dal punto di vista numerico e ha suggerito un cambiamento tattico a Di Francesco, resta un ottimo calciatore ma è lontano da Nainggolan. Dalla sua forza, dalla sua importanza tecnica ed emotiva all’interno della rosa.

Conclusioni

Il Napoli parte favorito, per tutta questa serie di motivi. Che si potrebbero ridurre a una definizione suggestiva: l’insondabilità della Roma. Un’incertezza ancora viva, e percettibile, a tutti i livelli. Proprio per questo, però, la partita di domenica potrebbe essere una trappola, una specie di Escape Room psicologica e tecnica rispetto alle ambizioni di scudetto, perché no, della squadra di Ancelotti. Anche perché dopo i giallorossi, il calendario del Napoli andrà in discesa.

Dal punto di vista tattico, sarà fondamentale la capacità di ripartenza. La Roma, per caratteristiche dei suoi calciatori, può andare in difficoltà quando viene attaccata in campo aperto. L’unico difendente con una certa gamba è Manolas, tutti gli altri (da De Rossi in giù) potrebbero accusare una certa mancanza di brillantezza nello scatto. La strategia dedicata di Ancelotti, tra l’altro una vera e propria icona nella Capitale, potrebbe partire proprio da qui.

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