Ne dà notizia il Corriere della Sera. Per i periti, se avesse dormito con un compagno in stanza si sarebbe potuto salvare.

Non è morto perché il cuore ha rallentato fino a fermarsi
Il Corriere della Sera riporta una notizia che rimette in discussione i motivi che hanno portato alla morte di Davide Astori. Secondo i risultati della perizia sulla morte del calciatore, effettuata dai professori Carlo Moreschi e Gaetano Thiene, il difensore della Fiorentina non sarebbe morto per bradiaritmia, ossia per un rallentamento del battito del cuore fino allo stop (come emerso dall’autopsia) ma, al contrario, per “tachiaritmia”, ossia accelerazione improvvisa dei battiti di un cuore andato a cento all’ora senza dare scampo all’atleta.
Nella perizia consegnata al pm di Udine (città dove è morto Astori) Barbara Loffredo, è scritto che “si sarebbe trattato del primo episodio violento di una patologia mai manifestata in precedenza. Primo e ultimo sintomo della malattia”. Per i periti, Astori, che quella mattina era stato trovato esanime a letto, non sarebbe morto nel sonno e forse si sarebbe salvato se avesse condiviso la camera con qualcuno che poteva dare l’allarme.
Il Corriere della sera ricorda la tragedia di Piermario Morosini morto sul campo nel 2012 per una «cardiomiopatia aritmogena».