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“Napoli torna campione”, e Diawara ha fatto gol: qualcosa di inspiegabile

Il racconto del gol di Diawara vissuto al San Paolo: il coro di tutto lo stadio (quelli che erano rimasti) per sostenere il Napoli, poi le lacrime di gioia.

“Napoli torna campione”, e Diawara ha fatto gol: qualcosa di inspiegabile

Sembrava finita

Da Sorrentino a Mertens, da Stepinski a Diawara, dal parcheggio all’infermeria, da Diabatè alla Pellegrini, versione calcistica. Tutto mi passa in mente mentre rifaccio a piedi Stadio San Paolo- Pianura, con un sorriso che è esploso sotto gli occhi lucidi e rossi della resa, tra i fischi idioti ad Insigne e quelli ingenerosi ad un Napoli che, nonostante tutto, aveva ancora scazzottato con pali, traverse e portieri-mostro.

Ci ha pensato il più piccolo, il cucciolo di casa, con un destro a giro all’incrocio e la corsa a tutto campo senza fiato ad abbracciare ogni respiro urlato che cadeva dagli spalti. Sembrava finita davvero, questa volta; ci guardavamo tutti come per darci coraggio, mani incrociate, cicche consumate e il tabellone che diventava antipatico come nelle partite di basket. Scorreva impietoso e l’ansia si tramutava in desolante contestazione abbozzata dalle curve. Ma questo non è un anno normale; quest’anno non succedono cose normali.

Milik

Qualcuno lascia lo stadio e penso che sia cosa saggia. Lì non c’è spazio né condivisione con chi abbandona un sentimento solo per una delusione. Il pensiero di andare a Torino senza alcuna speranza mi tormentava e cosi Lorenzo, il Dalì di Frattamaggiore pennellava per il ritrovato Milik che la poneva di giustezza laddove l’irritante Sorrentino nulla poteva. C’era ancora tempo. Si può fare. Come ai tempi di Mazzarri. C’è ancora tempo.

Il Chievo rintanato in undici dietro la palla mostrava un egregio gioco da terza categoria, ed il Napoli continuava a sbattere contro portiere ed ansie. All’improvviso accade qualcosa. Credetemi, qualcosa di inspiegabile, qualcosa di davvero impareggiabile. Calcio d’angolo, il quattordicesimo; e parte il coro, quello che passa dall’essere convinta ambizione in tenera preghiera, in un messaggio di conforto, un abbraccio corale ad un’idea che proprio non si vuole abbandonare. Josè dalla bandierina, ed il coro si alza più forte, da ogni settore. Uniti. Curva A, Curva B, distinti, tribune e Reina accucciato.

Il coro

La voce del San Paolo è una e sola e intona fino a farla udire a Via Marina “Tu non devi mollare” e la palla si avvia verso l’aria. “Abbiamo un sogno nel cuore“, la spizza Milik. “Napoli torna campione” di rabbia, urlato, stringendo i pugni alle sciarpe, e tenendo gli occhi su quella gamba nera come l’ebano, che a giro la piazza in mezzo al pendolo dell’orologio di un sogno, e lo fa ripartire.

Diawara, il piccolo Amadou corre per il giardino incantato del parco giochi napoletano e lo stadio diventa la corsia dei cardiopatici più felice del mondo. Nessuno ha più il coraggio di stare zitto. Nessuno ha più voglia d fermarsi. Siamo solo andati oltre la paura, ancora una volta, come quel bambino che ha guardato il padre al fischio finale e gli ha detto con gli occhi inconsapevoli e felici “Ma adesso abbiamo vinto davvero noi?” Si piccolo, abbiamo vinto davvero noi. Comunque vada.

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