Malagò ha aperto a sfide in contemporanea, «a patto che i club e le tv siano d’accordo a cambiare i calendari». Non ci sono le coppe, Juventus-Napoli può essere un duello a distanza giocato in sincronia.
Il calendario
Passata la sbornia post vittoria a Torino, ora è il momento di mettere i piedi a terra. E di pensare alle quattro partite che rimangono da giocare. Finiti i festeggiamenti per Juventus-Napoli, i bianconeri rimangono avanti con un solo punto di vantaggio. È una situazione per cui il calendario non è solo una variabile fondamentale per questo finale di campionato, ma rischia di influenzare pesantemente l’esito finale. Proprio per questo davvero non si capisce come mai le due pretendenti alla vittoria non giochino in contemporanea.
Sabato la Juve giocherà a Milano contro l’Inter, in un match che da un lato potrebbe tenere i bianconeri in testa, ma dall’altro è fondamentale per le ambizioni europee di Spalletti. Il Napoli, invece giocherà dopo quasi 24 ore a Firenze, su un campo non sempre favorevole agli azzurri. Calendario alla mano anche la successiva – che sembra più abbordabile per tutte e due in casa – contro Bologna per la Juve, e Torino per il Napoli – si giocherà ad un giorno di distanza, con i bianconeri che inizieranno sabato 5.
Non c’è la scusa delle coppe europee (Roma a parte), e l’unica partita infrasettimanale rimasta per gli uomini di Allegri resta la finale di Coppa Italia, fissata per il 9 maggio all’Olimpico contro il Milan. Ovvero quattro giorni prima della sfida con la Roma sempre all’Olimpico (quindi potrebbero rimanere direttamente nella Capitale).
L’apertura di Malagò
Il presidente del Coni e commissario della Lega di A, Giovanni Malagò, ha aperto alla possibilità di giocare in contemporanea, dando però la responsabilità della scelta alle tv e ai club: «Sarebbe giusto, ma se le squadre hanno stabilito determinate regole a inizio stagione e quelle regole sono state accettate con le tv, che sono la loro massima fonte di introito, poi non è corretto cambiare in corsa. Non ho nulla in contrario, ma le parti d’accordo per correttezza devono essere due». Mentre il commissario Figc, Roberto Fabbricini, ha aggiunto che “questo è un discorso da affrontare in Lega”.
Quindi, visto che se ne può parlare, ci si può sedere tutti ad un tavolo e decidere? Siamo rimasti l’unico campionato ancora aperto, le sfide per l’accesso alla Champions e all’Europa League ancora tutte da decidere, come la lotta per la salvezza. Sarebbe un peccato se scelte legate ad esigenze meramente televisive o economiche, o di ripicche tra i club condizionassero l’esito finale della competizione.