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Contrordine Gazzetta: «La lotta scudetto è viva e l’italianismo della Juventus non basta»

La Gazzetta racconta la partita di Ferrara: «La Juventus si è impantanata nel suo stesso gioco difensivo, la Spal è l’elogio della sana provincia italiana».

Contrordine Gazzetta: «La lotta scudetto è viva e l’italianismo della Juventus non basta»

Dopo la partita di Ferrara

Spal-Juventus riscrive gerarchie e guerre ideologiche, almeno fino a Napoli-Genoa. È la bellezza del calcio e del giornalismo sportivo. Che può (far) pensare in un certo modo – ricordiamo anche il titolo di pochi giorni fa – e poi (far) scrivere il contrario pochi giorni dopo, a seconda del risultato. Sebastiano Vernazza, cronista della Gazzetta, racconta la partita di Ferrara, rilanciando la lotta per il titolo: «Contrordine, la corsa scudetto è viva e lotta insieme a noi. La Juve s’inceppa a Ferrara — zero a zero di sbadigli, in cui i bianconeri hanno mostrato poche confuse idee — e per una notte non va oltre il più cinque in classifica. Stasera il Napoli ospita il Genoa e può riaccorciare a meno due».

Il giudizio del giornalista della rosea non è più tranchant come due settimane fa, quando scrisse che «gli scudetti si vincono con ignoranza e bruttezza». Stavolta, la colpa è di una Juventus «che perisce per via della stessa fase difensiva con cui colpisce.  La Juve della porta blindata, degli zero gol subiti in campionato nell’anno solare 2018, finisce imbrigliata da una Spal ultra­difensivista, del tutto disinteressata all’attacco — zero tiri in porta, Buffon a lungo inoperoso — e però più coperta di un viandante in Siberia a gennaio. Nulla di cui vergognarsi: consapevole di quanto fosse arduo scalfire il dogma su cui è fondata storicamente la Juve, il primo non prenderle, Leonardo Semplici ha puntato sulla conservazione dello status quo iniziale».

«Gioco appiccicoso»

Alla fine, quindi, Juventus depotenziata. «La Signora – prosegue la Gazzetta – si rotolava nella melassa. Il gioco si è fatto appiccicoso, prevedibile e rallentato. Non faremo qui la critica della ragion pura del gioco di Allegri. Sarebbe ridicolo imputare qualcosa a una squadra che veniva da dodici vittorie consecutive in campionato e che segna con regolarità. È chiaro però che se conto molto sulla giocata, sugli uno contro uno di Douglas Costa, sulla qualità simil messiana di Dybala o sulla potenza di Higuain, e se non hai un piano B che vada oltre la possanza di Mandzukic, viene la volta in cui gli infortuni condizionano, gli individualismi non pagano. E il risultato ne risente».

Manca solo l’ultima parte, l’elogio ai valori difensivi di un certo calcio all’italiana. Come dire: se l’italianità della Juventus non basta, c’è qualcuno che è stato più italiano di loro. Leggiamo: «La Spal è stata la nemesi della Juve di Wembley. Tanto la Signora si era mostrata chiusa e cinica a Londra contro il Tottenham, tanto si è scoperta bloccata al Mazza di Ferrara. Per effetto di avversari ugualmente coperti e per fortuna di Allegri minimamente spietati, anzi riluttanti all’attacco, se non in rari contropiede. Finiti per lo più in nulla. La sana provincia italiana, tutta concretezza e niente voli (pindarici)». Quindici giorni dopo, è bello leggere le stesse storie scritte al contrario.

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