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Sarri non è sessista, Sarri (come il Napoli) non concepisce la comunicazione

La pessima risposta di ieri sera è la conseguenza della sottovalutazione – anche da parte del club – di un aspetto fondamentale. Deficit che rischia di condizionarne le prospettive di carriera

Sarri non è sessista, Sarri (come il Napoli) non concepisce la comunicazione

Cantore del calcio che fu

Sarri ha un problema con la comunicazione. Lo ripetiamo ormai da tre anni. E ahinoi, temiamo che sia un problema irrisolvibile. Fondamentalmente, l’allenatore del Napoli non considera la comunicazione, non riesce a capacitarsi della sua importanza. È un aspetto del suo personaggio, che peraltro lo fa apprezzare ulteriormente dai tanti tifosi del Napoli che lo venerano. È un cantore del calcio che fu. Le partite alle 14.30, Tutto il calcio minuto per minuto, il campionato vale più delle coppe. E potremmo proseguire all’infinito. È un uomo dialetticamente proiettato nel passato, anche se poi nel suo lavoro è uno straordinario innovatore.

Il Napoli non lo aiuta

Il contesto in cui lavora non lo aiuta. Il Napoli è l’unico club di Serie A che ormai in campionato non fa più conferenze stampa pre-partita. Da più di un anno. Non che sia un gran danno. Anzi. Ma rende l’idea di quanto il club sia arretrato su questo fronte. Il paradosso è che De Laurentiis è il responsabile della comunicazione all’interno dell’Eca. È un po’ come nominare Renzi testimonial di umiltà. Nel Napoli la comunicazione è un corpo estraneo, un fastidio, un universo sconosciuto.

Non riesce a convincersi che è parte del suo lavoro

Venendo a ieri sera, alla pessima risposta data da Sarri in conferenza stampa alla giornalista di Canale 21 Titti Improta, a nostro avviso è soltanto la conseguenza dell’assoluta mancanza di dimestichezza dell’allenatore toscano con questo pianeta. Non riesce a concepire che è parte del suo lavoro. Non si allena. Non fa le ripetute. Non prova gli schemi. Francamente fatichiamo a credere che la concezione della donna da parte di Sarri sia quella espressa ieri sera. Non crediamo che sia una questione di sessismo (che invece riguarda decisamente di più le ignobili risatine dei giornalisti presenti), così come non è omofobo (a proposito della risposta a Mancini). Del resto, pochi mesi fa rispose con lo stesso tono a un altro giornalista di Canale 21, Peppe Iannicelli. Semplicemente, Sarri non sa come relazionarsi in simili occasioni. E spesso si rifugia nella volgarità, aspetto che tanti tifosi del Napoli considerano positivamente anche perché lo ritengono genuino e anti-sistema. Il punto, invece, secondo noi, è che così come Albiol e Koulibaly all’inizio di questo triennio non sapevano come muoversi e poi, però, hanno imparato perché hanno studiato; allo stesso modo, Sarri dovrebbe applicarsi su questo terreno.

I panni dell’eterno outsider

C’è un filo rosso che lega le reazioni di Sarri a Iannicelli e a Improta, così come quella di ieri sera a Mediaset Premium. Sarri è scattato perché gli è stato fatto notare il mancato raggiungimento di un obiettivo. In quel caso la qualificazione agli ottavi di Champions League, ieri lo scudetto o comunque il suo allontanamento. Possiamo dire, anzi lo diciamo, che il Napoli non è affatto obbligato a vincere il campionato, sta disputando una stagione straordinaria in Serie A. Ma è un dato di fatto che il Napoli è in lotta per la vittoria finale. Sarri deve accettarlo, anzi deve prendersene i meriti. Non può vestire i panni dell’eterno outsider. Come in un videogame, è passato al livello superiore. Non può rintanarsi in quello precedente. È stato promosso, deve affrontare un nuovo programma di studio.

Sarri ha dimostrato sul campo di essere un signor allenatore. L’anno scorso disse che avrebbe voluto arricchirsi. Magari resterà a Napoli, magari no. Deve sapere, però, che fuori Napoli la comunicazione nel calcio è importante quasi quanto la preparazione tattica della partita. Per lui è follia, eppure la realtà è questa. E le carriere non sono determinate soltanto da quel che avviene in campo. Sta a lui decidere cosa voler fare da grande.   

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