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Il calcio italiano tra Pochettino e Astori

Le parole dell’allenatore del Tottenham sono incomprensibili per l’Italia che invece fa bella mostra di sé di fronte a una tragedia

Il calcio italiano tra Pochettino e Astori

La sanzione reputazionale

Caro Massimiliano, le parole del tecnico del Tottenham, Pochettino, e la morte del povero Davide Astori, apparentemente lontane tra loro, sono invece legate, ad avviso di chi scrive, da un unico filo rosso che tiene insieme, da un lato, l’assenza nel nostro paese della sanzione reputazionale, e dall’altro, la voglia del mondo del calcio italiano di apparire diversamente da come è.

Per comprendere l’invettiva dell’allenatore argentino, naturalizzato spagnolo, che ha elegantemente stigmatizzato il comportamento della massima dirigenza della seconda squadra di Torino, bisogna tener presente che in Inghilterra la sanzione reputazionale è temuta e rispettata, per il semplice motivo che non tutto ciò che non è espressamente vietato da codici e regolamenti è moralmente ed eticamente lecito.

Il ministro dell’Interno anglosassone

Per definire compiutamente il campo di applicazione di questa “norma” non scritta, giova ricordare come, alcuni anni fa, un ministro dell’Interno anglosassone si dimise dall’incarico perché in una sua nota spese finì anche il noleggio di un dvd del marito, per la esorbitante cifra di appena 3 sterline.

Non commise alcun reato l’importante politico, ma lasciò la poltrona ugualmente. Se noi, quindi, parametriamo il comportamento tenuto dai signori Agnelli e Marotta negli spogliatoi di Wembley all’episodio richiamato, forse capiremo le parole del manager degli Spurs.

Ecco, tutto ciò premesso, avvicinare un arbitro prima di una partita di calcio non è vietato, semplicemente non si fa. Punto.

Il campionato italiano di calcio, invece, offre, ogni settimana, un florilegio di comportamenti esecrabili che però scivolano via come se nulla fosse, resistenti alle norme ed ai regolamenti. L’indignazione dura il tempo di un sorso di whisky, e poi tutto torna come prima. Con i responsabili al loro posto, come se nulla fosse. Certo, alla prima occasione, la giostra ricomincia, ma è un Barnum ormai stantio che ha fatto il suo tempo.

La tragedia

Gli stessi autori di questi comportamenti, poi, che non si preoccupano minimamente dei loro atteggiamenti dentro il terreno di gioco, hanno fatto bella mostra di sé in occasione della cerimonia funebre del calciatore della Fiorentina. A tratti, più che ad un funerale, sembrava di essere ad un rito catartico collettivo. Novelli San Paolo folgorati sulla via di Damasco.

L’immane tragedia della morte di un ragazzo di appena 31 anni è diventata la perfetta scenografia per l’ennesima messinscena del calcio italiano; del resto, sfruttare eventi di fede per mostrarsi devoti e caritatevoli è un atteggiamento tipico di boss e gregari delle varie mafie italiane. Per carità, qui non si sta dicendo che i calciatori sono delinquenti (visto quanto sono permalosi meglio chiarire), ma si vuole solo notare una perfetta similitudine di comportamenti.

In sintesi, se questo oggi è il Calcio italiano, non lamentiamoci se poi al Mondiale ci vanno i volenterosi spaccalegna svedesi e non i nostri campioni.

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