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Napoli-Spal 4-2: il giorno di Canè

Napoli-Spal 4-2 aprì il campionato 1965/66, quello del ritorno in Serie A: l’esordio di Sivori e Altafini in maglia azzurra (bianca), ma anche il giorno in cui la città si innamorò definitivamente dell’ala brasiliana.

Napoli-Spal 4-2: il giorno di Canè

Le tante maglie del Napoli

Quella partita con la Spal del 1965 per Faustinho Canè è la gigantografia della sua carriera, è il poster che tutti i suoi ammiratori vorrebbero avere in camera. Gol su rigore, fantastica doppietta poi, esultanza brasiliana, le curve che esultano, un popolo impazzito di gioia dopo un pericolo scampato. Quell’anno, quello del ritorno in Serie A, il Napoli indossò varie maglie. La classica azzurra con vari ma significativi cambiamenti, la rossa per qualche incontro casalingo e la bianca con la ‘N’ in evidenza. All’esordio contro la Spal fu scelta quest’ultima, bella ed elegante nel suo essere spartana, una ‘mise’ a cui sono ancora molto legati i supporter che hanno visto sfilare Sivori e Altafini in campo e Roberto Fiore nel suo giro pista.

Canè, in quella gara, fu il re dell’attacco azzurro, tre reti per lui, una per Josè Altafini a ribaltare uno sfavorevole e preoccupante 1 a 2 per i ferraresi ad inizio ripresa. Rimonta possibile, giocatori che non potevano aver paura di una provinciale. Quella vittoria gli appartiene di diritto e porta il suo nome perchè, quel 5 settembre del 1965, la squadra accusò varie crepe a centrocampo e in difesa. Fu, quindi, risolutore e risolutivo il “bomber di cioccolato”, trasformato da Pesaola in ala destra dopo una partenza da centravanti che naufragò col suo primo Napoli in serie B, stagione horribils 1962-63.

L’intuizione del “Petisso” arrivò a maturazione proprio in quella prima stagione di Serie A, d’altronde il centravanti era Altafini e a lui spettava bucare i portieri avversari. È anche vero che in Serie B Canè faceva la punta centrale ma fungere da terminale offensivo non era la sua specialità. Il suo modus operandi era stare sulla fascia, cercare lo scambio con un compagno, accentrarsi e sparare la botta. E che botta, ragazzi!

Un Napoli offensivo

Il Napoli contro la Spal era stato un po’ spavaldo, aveva messo in evidenza il gioco dell’attacco (e ti credo: Canè, Juliano, Altafini, Sivori e Bean!) ma si era sbilanciato in difesa alla ricerca del vantaggio e delle giocate spettacolari che il duo Omar-Josè aveva nelle corde ma che non poteva essere al top. Si era solo alla prima giornata di campionato. Così si passò, attraverso una rocambolesca partita, dallo scoramento per il doppio vantaggio spallino firmato da Capello e Bagnoli all’esaltazione finale sul 4 a 2 per il Napoli.

I sinistri scricchiolii della difesa, il malfunzionamento del centrocampo, furono dunque salvati da Faustinho, un atleta già entrato nelle simpatie dei napoletani ma che da quel giorno ne divenne una sorta di idolo. In quella gara l’ala destra fu scoppiettante, trascinante, dirompente, entusiasmante. Canè era come un mortaretto, un tric trac per gli estensi, era in simbiosi con la città che lo aveva già adottato e nella quale aveva già trovato l’amore della sua vita. Era felino e coraggioso, simpatico e diabolico al tempo stesso. E la metteva dentro. Quel giorno passarono in secondo piano perfino gli esordi a Napoli, al San Paolo, di Sivori ed Altafini e la scena, gli applausi furono tutti per lui.

Il primo tempo

Una gara difficile in un San Paolo col fiato sospeso. Al tirare delle somme si aggiunse anche l’infortunio di Panzanato che, in uno scontro fortuito con Montefusco al 12′ del primo tempo, restò a terra svenuto e fu costretto ad uscire dal campo per 8 minuti per farsi medicare. Gli furono applicati 4 punti di sutura per uno spacco alla fronte fra le due arcate sopraccigliari. Benchè avesse dolori anche alla schiena, il coraggioso ed eroico stopper riprese il suo posto e terminò la gara fino alla fine con una vistosa fasciatura alla testa. Abile fu la mossa di un attento “Petisso” che, durante l’assenza di Panzanato, retrocesse Bean a terzino di spinta, Ronzon diventò libero e Stenti stopper.

Prima gara di campionato, dicevamo. Attesa spasmodica, 67000 abbonati più 15000 spettatori per un incasso di 25 milioni di lire dell’epoca, tempo bello, terreno in ottime condizioni, come si diceva una volta. Qualche migliaio di spettatori rimasti fuori, sembrò troppo piccolo l’impianto di Fuorigrotta. Un’altalena di emozioni scorse nelle vene dei napoletani. Trepidazioni ed apprensioni che si dipanarono attraverso il rigore di Canè al 36′ del primo tempo, quasi subito riacciuffato da Capello al 44′.

La ripresa

Parte la ripresa e boom, dopo 4 minuti, Bagnoli, con una leggera deviazione di Nardin e di Bandoni poi, riporta in vantaggio i biancazzurri della Spal. Partita in salita, ci voleva qualcosa in più per sbloccarla. Ci volevano gli 80000 del catino di Fuorigrotta e il cuore di una squadra che in Serie A ci era arrivata per restarci a lungo e nelle alte sfere. I bianchi di Pesaola, sospinti dal pubblico, punti nell’orgoglio, riuscirono a convertire il risultato con una doppietta di Canè ed un sigillo di Altafini al 34′ della seconda frazione di gioco. Gli scroscianti applausi finali crearono subito il feeling tra quella stratosferica squadra neo promossa ed il suo pubblico. Amore a prima vista.

Fu così che, dopo una vittoria maturata con una straordinaria rimonta, Canè diventò il re dei cannonieri della prima giornata davanti a De Paoli del Brescia e a Facchetti dell’Inter. Nessuno come lui. Eppure il brasiliano acquistato da Lauro aveva giocato solo 7 partite in Serie A nella stagione 1962-63 senza segnare nemmeno un gol. Il modo in cui gli azzurri seppero, però, rimediare e reagire al momentaneo vantaggio della Spal rivelò nel Napoli possibilità di gioco notevoli, interessanti sviluppi futuri. Quella squadra, infatti, si candidò ad essere, come poi fu, a soli 5 punti dai nerazzurri campioni, la vera sorpresa del campionato, la vera alternativa allo strapotere dell’Inter.

Fu così che quel giorno Fuorigrotta diventò… Piedigrotta, una festa popolare che iniziò nel giugno precedente, quando furono acquistati i due fuoriclasse, Sivori ed Altafini e sembrò non finire mai. Dal ritorno in serie A alla gara con la Spal fu un festeggiamento continuo. La promozione e le emozioni della prima gara al San Paolo di quel campionato andarono a braccetto. Anzi, sotto il braccio di un immenso Canè.

Foto archivio Morgera
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