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I due diversi stati d’animo di Sarri e Allegri

L’allenatore del Napoli sta diventando sempre più smaliziato nella polemica, il toscano della Juventus prova a dissimulare ma è nervoso nel dopo gara

I due diversi stati d’animo di Sarri e Allegri

Due lampi

Due lampi fotografici per fissare, senza bisogno di aggiungere parole spesso fuorvianti – talvolta espressione di superiorità garantita dalla certezza di farla franca, come quelle pronunciate dal signor Marotta autoproclamatosi “servitore di due padroni” – due stati d’animo profondamente diversi dei due condottieri: Maurizio Sarri e Max Allegri. Sembrano fatti l’uno per l’altro, sanguigni e polemici come sono ma, nella realtà, sono profondamente diversi: tendenzialmente mondano il secondo, arcigno il primo ma difficile da contenere se gli salta la mosca al naso. E questo, a dire il vero, gli succede un giorno sì e l’altro pure, soprattutto ora che “quella cosa lì” è proprio a portata di mano. E le sigarette non bastano a contenere la tensione.

Due lampi che dicono tutto questo: l’urrah muto del tecnico napoletano al triplice fischio di Orsato, con tanto di pugno al cielo che poi è un gesto che gli è caro anche per motivi ideologici, e l’ultimo “maremma maiala”, anch’esso non urlato ma stampato sul volto del rivale sorpreso dal fotografo mentre imbocca lo spogliatoio ed è incazzato nero anche se poi annacquerà il suo stato d’animo per non turbare lo spogliatoio. Il gioco verrà in avanti per ora bastano i tre punti, ha sibilato e noi aggiungiamo: speriamo senza l’aiutino.

La polemica

Maurizio, invece, è felice come un bambino, ha costruito una vittoria meritatissima sgonfiando la prosopopea mascherata dell’avversario ma si sforza di non darlo ad intendere e, per rientrare nel suo personaggio scontroso, rilancia l’ultima polemica contro i poteri forti del calcio che costringono il suo Napoli a dare sempre la precedenza – perfino nella definizione degli orari delle partite: gli azzurri scendono in campo sempre dopo e lo sfasamento di orario favorisce la Juve – alla rivale che niente si fa mancare e, ormai, non ha neanche più bisogno di tessere sotto traccia la sua trama avvolgente. Come è stato confermato dalla assoluta mancanza di reazione da parte del governo del calcio per nulla turbato dalle gravissime affermazioni del dirigente della Juve che senza veli ha parlato a nome di un’altra società.

Così si diventa grandi

Al Napoli per fortuna certe cose non accadono e il merito, occorre riconoscerlo, oltre che di De Laurentiis, è del tecnico che non sarà un manager ma si è caricato sulle spalle il doppio ruolo di allenatore in campo e di diplomatico nei rapporti con l’altra metà del mondo calcistico. La sue invettive per il “mastodontico” errore è stata ripresa dai media (non si può sempre chiudere un occhio, anzi due) e il confronto è stato riportato nei binari della correttezza almeno formale. Quell’inciso, poi, – “tutto è avvenuto in buona fede” – è stato un capolavoro degno del miglior Marotta: bravo Maurizio, è  così che ci si lascia alle spalle Bagnoli e Figline Valdarno. E si diventa grandi.
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