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La sperimentazione continua del Napoli

Il Bologna ha messo in difficoltà la squadra di Sarri (con un piano partita adeguato e la scelta di Palacio), ma la qualità del Napoli e il down fisico dei rossoblu ha indirizzato il risultato.

La sperimentazione continua del Napoli

Le scelte (giuste) di Donadoni

Iniziamo il racconto tattico di Napoli-Bologna da un’evidenza statistica: il dato sulle conclusioni delle due squadre è pari, 10 per gli azzurri e altrettante per i rossoblu. È una (doppia) cifra significativa, perché sottolinea come Donadoni sia riuscito a mettere in difficoltà difensiva la squadra di Sarri in alcuni frangenti della partita. Soprattutto nel primo tempo, quando la condizione fisica ha sorretto il piano partita della sua squadra, potenzialmente perfetto per sfruttare i bug di sistema del Napoli.

Il Bologna ha mostrato come poter far male al Napoli in pochissimi secondi. Il gol di Palacio non è altro che una conseguenza rispetto all’applicazione dei principi di gioco dei rossoblu: aggressività, verticalità (intesa come immediatezza) nelle ripartenze. Del resto, le caratteristiche dei calciatori in organico sono chiare, “spingono” in maniera quasi necessaria verso un atteggiamento di aggressività e sviluppo della transizione. Oppure, verso una manovra rapida, con pochi tocchi, virtualmente ideale per sfruttare lo spazio alle spalle di una difesa alta come quella del Napoli.

Il Bologna con Palacio

Questa breve animazione “contiene” i concetti del Bologna di Donadoni, e della sua versione alternativa vista ieri al San Paolo. Da una parte c’è la volontà di colpire l’avversario attraverso un gioco rapido ma non improvvisato, pensato per azionare velocemente gli uomini offensivi senza passare per la costruzione attraverso il possesso. Dall’altra c’è il set di movimenti che ha portato il tecnico bergamasco a puntare su Rodrigo Palacio. Una scelta che può sembrare conservativa rispetto al tridente canonico (Destro con due esterni) o “asimmetrico” (Verdi-Destro-Palacio), ma che si è rivelata invece efficace soprattutto vista l’assenza di Albiol.

Nella gif sopra, si vede come i movimenti di Palacio sul filo del fuorigioco siano stati male interpretati dal rumeno, poco a suo agio finché il Bologna ha avuto la forza mentale e fisica per attivare il suo dispositivo offensivo. Il centravanti argentino, rispetto a Destro, ha un profilo meno statico, quindi difficilmente leggibili per una difesa sistemica come quella di Sarri. Ovviamente non è stato un problema solo di Chiriches, ma la prestazione non proprio eccezionale dell’ex Tottenham ha in qualche modo “aggravato” lo scompenso naturale per l’assenza di Albiol. Sotto, la heatmap di Palacio. È un’indicazione chiara rispetto alla bontà delle scelte di Donadoni.

Il Bologna attacca da destra verso sinistra

L’idea di Donadoni era semplice: squadra schiacciata e cortissima, chiusura degli spazi e transizioni armoniche, portate avanti con molti uomini. Detto e fatto dopo pochi secondi, e per tutto il primo tempo. Una lettura veloce dei dati: il Bologna ha tenuto un baricentro bassissimo (45 metri), con reparti compatti (lunghezza media della squadra pari a 23 metri) e compressi al centro (larghezza media di 28 metri). In questo modo, il recupero palla avveniva in zona difensiva, ma la grande densità permetteva una ripartenza rapida e con molti uomini a supporto del portatore.

È un’impostazione non speculativa, almeno dal punto di vista filosofico. Il Bologna non ha fatto altro che sfruttare le tipicità del suo organico (la presenza di Verdi, in questo senso, avrebbe aiutato), cercando di adattare il proprio sistema al contesto tattico imposto dalla maggiore qualità del Napoli. Finché i ragazzi di Donadoni hanno retto l’impatto fisico ed emotivo con gli avversari e il risultato, la partita è stata aperta. Anche grazie a qualche piccolo errore del Napoli, confermato da Sarri nel postpartita. Le parole del tecnico del Napoli: «Nei primi 45′ abbiamo avuto problemi di distanze in campo». È il discorso affrontato prima: l’assenza di Albiol, vera guida spirituale e tattica della difesa, ha pregiudicato soprattutto questo aspetto.

Variabili

Il Napoli, in fase offensiva, ha proposto qualcosa di “nuovo”. O comunque di diverso. Si tratta della posizione di Mertens, continuamente sbilanciatosi a sinistra per creare situazioni di superiorità numerica. Sotto, la heatmap del centravanti belga. Un chiaro segnale di come questa variabile sia stata studiata, implementata, sperimentata per questa partita in vista del finale di stagione.

Il Napoli attacca da sinistra a desttra

Dal punto di vista dei dati, questa nuova dinamica ha solo accentuato una tendenza già presente nel sistema di Sarri. Il Napoli ha costruito il 53% delle sue azioni sulla fascia sinistra, non è una novità ma una percentuale così alta non è un caso. L’aiuto di Mertens è stato fondamentale, soprattutto per “scardinare” una partita dallo sviluppo tattico prevedibile, passato dalla costruzione affidata a Jorginho (primatista di palloni giocati in campo, 113), dal supporto di Koulibaly e Mario Rui (112 e 98 palloni giocati) e dal solito contributo creativo di Insigne (il migliore per passaggi chiave, 2 in 90′).

Lorenzo ha trovato l’assist numero 6 del suo campionato sfruttando proprio una sovrapposizione dal suo lato di Mertens. Il resto è poesia, una roba molto distante dall’analisi tattica. Eppure, va sottolineato come una situazione preparata in allenamento e sviluppata in partita abbia aiutato un gesto singolo a risaltare, ad esaltarsi. È il bello del gioco, del resto: il lavoro sostiene il talento, e viceversa. Verso i risultati.

Conclusioni

La partita del Napoli è stata incoraggiante dal punto di vista offensivo. La squadra di Sarri continua a provare nuove soluzioni per variare il suo gioco, in attesa del fondamentale rientro di Milik e Ghoulam. Per quanto riguarda la difesa, invece, la sensazione è che il sistema abbia fatto qualche passo indietro rispetto alla solidità delle ultime settimane. Certo, l’assenza di Albiol è una giustificazione possibile, soprattutto contro un avversario con caratteristiche perfette per mettere in difficoltà il dispositivo del Napoli come il sostituto dello spagnolo.

Il lavoro del tecnico, da questo punto di vista, sarà fondamentale. Il Napoli, anche in vista dell’Europa League, ha bisogno di replicare l’efficacia della sua difesa anche in caso di forfait di uno dei titolari. Chiriches ha giocato due partite negli ultimi due mesi, il ritorno del calendario intensivo lo aiuterà a recuperare smalto. Dal miglioramento delle sue prestazioni passa una buona fetta delle ambizioni a lungo termine del Napoli. Che, ricordiamolo, ha anche ceduto Maksimovic allo Spartak Mosca. Proprio per “investire” proprio su Chiriches come prima alternativa.

 

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