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Hamsik: «Il rimpianto è la semifinale di Europa League col Dnipro, meritavamo la finale»

L’intervista al Corriere dello Sport: «Non ho mai vacillato, in questa città mi sento a casa. Sarri ha contribuito in maniera decisiva al mio cambiamento»

Hamsik: «Il rimpianto è la semifinale di Europa League col Dnipro, meritavamo la finale»
Marek Hamsik / Photo Matteo Ciambelli

L’intervista al Corriere dello Sport

Marek Hamsik parla al Corriere dello Sport. La sua intervista è prima di tutto una compilation, una sorta di “galleria delle scelte” per individuare alcuni dei momenti più importanti della carriera. Ad esempio c’è il gol più bello, il gol più inatteso, quello più pazzo. Tutte scelte fatte da Marek, si intende. Il capitano del Napoli sceglie quello con il Milan (stagione 2007/2008), quello a Torino contro la Juventua (notte di Halloween 2009), quelllo a Bratislava contro il “suo” Slovan. E altri, ovviamente.

Oltre a questo album di ricordi, c’è una parte dedicata alla scelta di rimanere a Napoli: «Il club mi ha voluto e preso quando ero ancora un ragazzino. Non mi sono mai pentito. Non ho mai vacillato, quando sono arrivate le proposte di Juventus e Milan mi sentivo pronto ma non volevo andare via. Professionalmente ed umanamente mi sento realizzato, perciò credo che la mia carriera finirà qui».

Il Napoli di Hamsik

Nel  resto dell’intervista, Hamsik parla del suo rapporto con il Napoli e con Napoli. Si comincia col presidente De Laurentiis: «Con il presidente ho un legame personale che mi viene da definire speciale. Non so quanti calciatori possono godere del privilegio che ho io: confrontarsi direttamente, senza filtri e senza condizionamenti, con il proprio presidente. Le discussioni non son mancate, ma sempre nel rispetto reciproco e il mio percorso qua a Napoli è la conferma di una stima che si è radicata».

Il rimpianto, i tecnici e la speranza di Hamsik: «La semifinale di Europa League, contro il Dnipro a Kiev, quella a cui non partecipai dall’inizio. E’ stata una ferita, perché non meritavamo di uscire. E mi sarebbe piaciuto andarmi a giocare la finale di un trofeo internazionale. Era giusto che ci andassimo noi. Tra gli allenatori sono grato a tutti, ma penso che Sarri abbia contribuito in maniera decisiva al mio cambiamento. E fa niente che mi sostituisca quasi sempre. Ora la mia speranza si chiama scudetto».

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