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Il complesso di inferiorità del Napoli nella partita preferita della Juventus

Continuare a considerare Napoli-Juventus come “la” partita, perderla con merito ma anche per un episodio. E la depressione tipica della tifoseria azzurra dopo una sconfitta così.

Il complesso di inferiorità del Napoli nella partita preferita della Juventus

“La” partita

Sarebbe irragionevole pensare che le partite sono tutte uguali. E quella con la Juventus non è uguale alle altre. Ma sarebbe il caso di smetterla una buona volta di considerare quella con i bianconeri come LA PARTITA. Passano gli anni, il Napoli batte tutti i record, ma quella con la Juve resta sempre l’unica partita da vincere, quasi una continua ultima spiaggia per ricordare a noi stessi che esistiamo. Da sempre accompagnata da trionfalismi in caso di vittoria e da tragedie in caso di sconfitta.

L’impressione a fine partita è che ancora una volta il Napoli contro la Juve non fosse sereno e libero mentalmente, e che sentisse la pressione più dei suoi avversari. Nonostante lo splendido inizio di campionato, nonostante il vantaggio di 4 punti e nonostante la disponibilità di due risultati su tre.
Con addosso il peso di dover convincere tutti, e con il senso di inadeguatezza di chi deve sempre dimostrare qualcosa in più. Manifestando un complesso d’inferiorità duro a morire.

Come se la Juventus fosse il classico esame di università sul quale il bravo studente, con il libretto pieno di trenta, si blocca e non va mai avanti. E che non riesce mai a portare a casa. Neanche con un 18 striminzito.

Il contesto della cazzimma

Il cammino del Napoli subisce un bel colpo, ma per evitare che questa sconfitta si porti appresso ulteriori scorie, va ricordato che questo risultato non sposta più di tanto, almeno numericamente, le possibilità del Napoli. Gli azzurri possono ancora passare al giro di boa con un punteggio altissimo, e come già scritto su queste pagine, una sconfitta prima della fine del girone di andata poteva anche essere messa in preventivo.

La Juventus ha fatto la sua partita preferita, sfruttando quasi subito una delle tre occasioni concesse dal Napoli. Forse la più paradossale, visto che si è trattato di un contropiede ad inizio partita, nato da una giocata superficiale di Insigne con la difesa scoperta e con tutta la squadra già riversata in avanti quando non era passato neanche un quarto d’ora. E comunque complimenti a Reina, decisivo negli altri due episodi.

Però ricordiamo che sempre di episodi si è trattato. Anche se il Napoli dovrebbe sapere fin troppo bene che queste gare si risolvono spesso sugli episodi, come già accaduto nelle ultime sfide con i bianconeri. La Juventus ha concesso pochissimo, ma c’è da dire che con una partita del genere gli uomini di Allegri, con la loro esperienza e la loro cazzimma, ci vanno a nozze.

Brillantezza

Sicuramente al Napoli manca la brillantezza dei primi due mesi. La stanchezza vera e propria è però tutt’altra cosa. Come ha dimostrato il buon secondo tempo degli uomini di Sarri. Purtroppo il Napoli ha sempre sofferto questo tipo di partite. Con Sarri, con Benitez e persino con Mazzarri. Di cui sui social media si rimpiange la “garra”, dimenticando che, quando erano guidati dall’allenatore di San Vincenzo, gli azzurri ottennero due pareggi casalinghi e due pesanti sconfitte esterne contro le migliori Juventus. E che contro la Juve scudettata neanche il Napoli di Mazzarri fu capace di tirare fuori la leggendaria combattività che permea i ricordi di quella squadra.

Ora si dia libero sfogo alla depressione, come vuole la buona tradizione partenopea che non conosce equilibrio. Avanti con Sarri che non legge le partite, avanti con la panchina corta e con il calciomercato insufficiente, si torni a parlare del rimpianto per Strinic e Zapata, e si ricominci a maledire la sfortuna di Ghoulam e Milik.

La controprova non c’è.  L’unica autentica occasione di riscatto immediata è offerta dalla partita in casa del Feyenoord. Il Napoli faccia il suo dovere. Sperando che il Manchester City di Guardiola faccia il suo.

Sarebbe insostenibile iniziare a sentir parlare di fallimento della stagione neanche a metà dicembre, con una squadra che ha fatto un avvio straordinario, ottenendo i migliori risultati della sua storia.

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