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Sarri a Manchester come Enrico V ad Agincourt

Sarri si ispira a Shakespeare nelle terra d’Albione e “we few, we happy few, we band of brothers” diventa “voglio undici facce di cazzo”

Sarri a Manchester come Enrico V ad Agincourt
Kenneth Branagh, Enrico V

“A me piacerebbe morire da vivo”

Maurizio Sarri ha finalmente rotto il fiato nelle conferenze stampa. Ha smesso di essere (solo) sfastidiato e polemico ed ha capito che può iniziare a divertirsi pure lui. Ed ecco che nell’incontro con i giornalisti prima della partita di Manchester ha toccato vette di lirismo straordinarie.

“A me piacerebbe morire da vivo”.

“Se bastasse cambiare atteggiamento tattico per controbattere le squadre forti, le squadre forti nella storia del calcio non sarebbero esistite.”

“L’unica cosa che chiedo ai miei giocatori domani sera e di non aver paura. Devono avere il giusto timore degli avversari, perché il timore ti dà attenzione, ti dà applicazione, ti dà capacità di sofferenza perché ti aspetti di dover soffrire. La paura ti dà negatività, ti paralizza.”

Fino al crescendo rossiniano:

“A me piacerebbe vedere undici facce di cazzo che hanno la convinzione di poter palleggiare sul viso al Manchester City. Che sarà difficilissimo, forse impossibile, però nella testa bisogna averci anche questo tipo di follie. Già sono più forti: se noi non contiamo anche su una sana follia, rimarranno più forti.”

Quest’uomo avrebbe potuto guidare gli inglesi ad Agincourt: le sue undici facce di cazzo sono la band of brothers dell’Enrico V: “we few, we happy few, we band of brothers”.

 

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