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La bellezza del calcio è nel silenzio degli egiziani prima del rigore “Mondiale” di Salah

L’entusiasmo e poi il terrore di non farcela. Il fascino di questo sport è tutto nei minuti finali di Egitto-Congo

La bellezza del calcio è nel silenzio degli egiziani prima del rigore “Mondiale” di Salah
La gioia di Salah dopo aver portato l'Egitto ai Mondiali

Da 28 anni senza un Mondiale

Come si può spiegare la bellezza dello sport professionistico a chi non l’ha mai conosciuta? Come si può giustificare, agli occhi di chi non ne è mai stato affetto, la malattia – tra l’altro dispendiosa economicamente e in termini di tempo – di tanti esseri umani per il calcio? Perché il football distrae masse enormi di persone dai veri problemi della vita quotidiana, attraendo l’investimento inconscio di tante energie emotive tra le folle?

Che sia giusto o meno, succede da inizio dello scorso secolo, si ripete nell’epoca della gente con la testa perennemente sui telefonini e con ogni probabilità accadrà ancora nei prossimi anni: aiuta forse, a questo punto, provare a capire cosa lo renda possibile.

In tal senso probabilmente può essere utile questo brevissimo filmato di una partita disputatasi domenica a 25 chilometri da Alessandria d’Egitto. Per gli appassionati del luogo si trattava di una gara importantissima: vincendola, infatti, l’Egitto si sarebbe qualificato dopo 28 anni alle fasi finali di una Coppa del Mondo. Un tale avvenimento non è qualcosa che cambia realmente la vita degli egiziani: chiunque degli spettatori allo stadio o davanti alla tv è senz’altro conscio di essere alle prese con ben più gravi problemi nella quotidianità, ma, nonostante questo, per tanti di loro è un simbolo al quale, irrazionalmente, aggrapparsi con tutte le forze.

86mila spettatori allo stadio “Borg el Arab”

Partiamo dall’antefatto al video: dopo il gol dell’1-0 ad inizio secondo tempo, sembra essere tutto in discesa per l’Egitto, già pronto a festeggiare in massa un evento tanto atteso. Il congolese Bouka Moutu, ad appena due minuti dal termine dell’incontro gela però il sangue degli 86.000 e passa spettatori dello stadio “Borg el Arab”, senza contare quello di svariate decine di milioni di connazionali attaccati alla tv. Sembra inevitabile il perpetrarsi di una maledizione per una nazione appassionatissima di calcio, tra l’altro capace, nelle rassegne continentali, di fare sempre molto bene, vincendo 6 Coppe d’Africa, primatista in tal senso tra le nazioni del suo continente.

Una delusione enorme pervade tutti i tifosi, andati ad appena due minuti dal concretizzare un’attesa che perdura dal 1990, un’eternità per chi ama questo sport: tra l’altro, di certo non aiuta l’essere consci che ci rivorranno ben altri 4 anni per riprovarci.

Il rigore a due minuti dalla fine

Entriamo a questo punto nel racconto del video: partono i cinque minuti di recupero, sembrano essere una mera formalità, ma accade l’imponderabile che può cambiare le sorti di un incontro ormai già vissuto dagli egiziani come l’ennesima grande delusione della loro storia calcistica. Il direttore di gara, il 38enne gambiano Bakary Papa, assegna un calcio di rigore all’Egitto, scatenando l’immensa gioia di giocatori, staff , telecronista e pubblico tra gli spalti. Sentimenti che nel giro di pochi secondi si tramutano però in ansia e paura: in effetti, per qualificarsi occorre che il rigore venga trasformato, altrimenti, il dolore sarà stato soltanto molto più grande.

Dal baccano più infernale, paradossalmente, si passa a un silenzio di tomba più che surreale: tantissime persone urlanti sino a qualche attimo prima, non hanno che la forza di pregare di non dover ricordare per il resto della loro vita un drammatico avvenimento del genere, sportivamente parlando.

L’ansia di Salah

Chissà cosa passa per la testa del calciatore che va sul dischetto, Mohammed Salah, ex Fiorentina e Roma. L’attuale attaccante del Liverpool è il trascinatore e la stella della squadra, ha segnato anche il primo gol della partita, ma sa fin troppo bene che per tutti i suoi connazionali, se dovesse sbagliare, sarà per il resto della carriera quello che Roberto Baggio è stato per gli italiani a USA 94 (colui che ha sbagliato il calcio di rigore in finale, per altro ininfluente, non il campione che aveva quasi da solo portato la sua squadra in finale).

In qualche maniera, il riccioluto attaccante egiziano trova però la forza e il coraggio per tirare e, per sua fortuna, segna il rigore: da quel momento, parte una gioia collettiva incontenibile, indescrivibile per quanto grande e contagiosa ne è la sua manifestazione.

Un’atmosfera che si fa così adrenalinica da far commuovere in diretta il maturo commentatore dell’emittente di stato egiziana: nel frattempo, migliaia di persone, sconosciute tra di loro, in preda a un’autentica isteria collettiva, si abbracciano e perdono la voce dalla gioia: quanti altri avvenimenti della loro vita, scateneranno in loro emozioni e comportamenti simili, tra quelli ben più importanti e decisivi che incontreranno nel loro percorso?

Pochissimi, ma se fosse qualcosa di razionale, l’amore per il calcio non sarebbe così difficilmente spiegabile.

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