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Due piccoli cali dicono che il Napoli di Sarri è ancora perfettibile

Napoli-Sassuolo, l’analisi tattica: nel contesto di una partita dominata, la squadra di Sarri può e deve crescere nei dettagli di gestione emotiva.

Due piccoli cali dicono che il Napoli di Sarri è ancora perfettibile

Il calcio è fatto di momenti

Napoli-Sassuolo, in realtà, non è una partita dai grandissimi spunti tattici. Più che altro, è un piccolo saggio sulla gestione dei momenti della partita. Una parte del programma che il Napoli sembrava aver imparato a menadito, ma che ieri non è stata ottimale. Intendiamoci, e chiariamoci, prima di cominciare: il Napoli ha letteralmente dominato la partita, dal punto di vista tecnico ed emotivo. È una questione di numeri (26 tiri a 7, per esempio, un possesso palla da 73%-27%), ma anche di sensazioni, nel senso che l’andamento del gioco era saldamente nelle mani della squadra di Sarri, il Napoli sembrava possedere la facoltà di decisione in merito alle occasioni, quelle costruite e quelle concesse.

Il punto, se vogliamo, è proprio questo. Negli unici due momenti di sofferenza, periodi brevi che possono esistere all’interno di 90′, il Napoli non è stato solido e convincente come in altre occasioni. Come dire: si tratta di un’inezia, ma l’upgrade di questa squadra passa ormai per la cura maniacale del dettaglio più piccolo, quello infinitesimale. Il lavoro da fare consiste nella correzione degli errori, quindi nel miglioramento continuo nella gestione dei momenti.

Pochi minuti dopo il gol

Il Sassuolo comincia bene, in maniera aggressiva, crea l’occasione di Sensi (ovvero costruisce la punizione che poi finirà sulla traversa) attraverso una dinamica tattica estemporanea – una sovrapposizione sulla fascia opposta di Politano, che appoggia Ragusa e Gazzola crea il 3 vs 3 con Albiol (in uscita al posto di Maggio), Allan e Callejon. Il Napoli esce da queste difficoltà iniziali solo con il gol di Allan, e questa è la prima gestione non ottimale di un momento di gioco non positivo, o comunque non dominante. Concedere un’occasione da gol non nitida ma pericolosa, come una punizione tanto ravvicinata, è una lacuna che va corretta – se si ambisce alla perfezione.

Dopo il gol, il Napoli prende il comando del gioco. Il dominio è totale, assoluto, come si vede nell’immagine sopra e in quella sotto. La linea difensiva di Sarri gioca addirittura al di là del centrocampo, il Sassuolo è tutto raccolto nella sua metà campo, in pochi metri, il 4-5-1 degli uomini di Bucchi in fase di non possesso è evidente. È un modo per limitare i danni, mentre il Napoli gioca a calcio. A fine partita, il baricentro degli azzurri sarà ben oltre la linea mediana, a 55 metri sul campo da gioco; quello del Sassuolo a 44 metri.

Pochi secondi prima del pareggio di Falcinelli

Paradossalmente, il gol del Sassuolo arriva proprio in questa situazione tecnica ed emotiva. È una rete quasi episodica, che non nasce da un momento di rinnovata vitalità tattica o offensiva della squadra di Bucchi, ma da un blackout singolo e momentaneo di quella di Sarri. Come ammesso dallo stesso tecnico azzurro nel postpartita, è una situazione classica nel Napoli: quasi come se l’eccessiva superiorità facesse tendere all’errore gratuito. La dimostrazione di quanto detto sta nell’immagine di sopra: 60” prima del colpo di testa di Falcinelli, il Napoli interpreta il gioco nella maniera dominante: linea difensiva quasi oltre la trequarti, densità sulla sinistra, Ghoulam altissimo (sulla stessa linea di Insigne) ed eventuale porzione di campo da attaccare per Maggio.

Il possesso successivo, come si vede sotto, non è viziato da grosse mancanze o lacune. Semplicemente, il Sassuolo aggredisce (alto e bene) la costruzione bassa e Reina è costretto a tracciare un rilancio di media lunghezza. La traiettoria a cercare Ghoulam non è precisissima, Chiriches non tiene Politano (ma la differenza di passo tra i due è notevole) e Falcinelli anticipa Albiol. È un concorso di colpa, magari la presenza di Koulibaly in marcatura su Politano avrebbe cambiato le cose, ma non è questo il punto.

È una situazione che discende dalle caratteristiche del Napoli: al 40esimo del primo tempo, Reina forza la giocata di piede. L’errore può capitare, anche perché – fortunatamente – quest’anno rappresenta un’eccezione davvero rara. Il gol subito in un periodo di gioco che era gestito in maniera salda viene subito “riparato” con un calcio d’angolo velenoso e fortunato. Il Napoli di quest’anno ha un’arma in più: sono già 10 i gol arrivati su palla inattiva – solamente in campionato.

L’assenza dei due terzini, fuori inquadratura perché alti sulla fascia, mostra come non sia stato un errore di atteggiamento tattico quanto un episodio isolato.

Nella ripresa, dopo il gol di Mertens, c’è il secondo momento di gestione approssimativa. Coincide (solo temporalmente) con il cambio Hamsik-Zielinski, siamo intorno al 70esimo e il Napoli perde un po’ le distanze tra difesa e centrocampo. Il Sassuolo riprende a giocare alto, l’uscita del Napoli palla a terra non è fluida e allora arrivano le (uniche) conclusioni tentate dal Sassuolo nella ripresa. La punizione di Politano (da cui si origina il colpo di testa di Cassata finito sul palo) nasce da una lettura in anticipo non perfetta di Chiriches, ma la preoccupazione nasce e cresce nel momento in cui la squadra di Sarri inizia a fare fatica a trovare gli scambi ripetuti che permettono di superare la pressione avversaria.

Sotto, un frame dell’errore in appoggio di Zielinski. L’impatto del polacco sulla partita è stato negativo, ma quando il Napoli supera il periodo di sbandamento la sua capacità di portare palla è stata molto utile. Questione di momenti, come al solito.

Zielinski porta palla, ma il Napoli è diviso in due tronconi. Il Sassuolo copre sull’unico corridoio di passaggio semplice, quello interno per Allan. I due cerchi bianchi evidenziano gli spazi ormai ampi tra i reparti. A 20′ dalla fine e dopo un turno infrasettimanale è comprensibile, ma resta un rischio per il Napoli.

Il gioco del Napoli

Un Sassuolo stanco non è riuscito ad aumentare di nuovo l’intensità dell’ultimo quarto d’ora, a quel punto la partita si è trascinata con tranquillità fino al 90esimo. Al di là di questa discussione sui momenti di gioco, tattica e movimenti non segnalano grosse novità rispetto alle ultime introduzioni fatte da Sarri – a Genova, per esempio. Abbiamo visto spesso la giocata interna di Callejon e Insigne, ovvero l’ingresso in campo dalla fascia per creare superiorità numerica negli halfspaces. In fase di attacco posizionale, il Napoli ha spesso portato Ghoulam sulla stessa linea di Insigne, Mertens e Callejon. Una scelta “di movimento” già vista a Marassi, ma comunque comune nello splendido inizio di stagione degli azzurri e dell’algerino.

A sinistra la heatmap di Insigne, a destra quella di Callejon. Lo spagnolo è più portato a entrare nel campo, ma è una dinamica tattica tipica del gioco del Napoli. La squadra di Sarri sviluppa il suo gioco sulla sinistra, quindi ha bisogno di maggiore densità in quella zona di campo. Entrambi, però, abbandonano spesso la posizione di esterno offensivo per occuparne una più interna.

Dal punto di vista individuale, partita che evidenzia i progressi di Hamsik in fase creativa (3 passaggi chiave, solo Mertens ha fatto meglio); benissimo anche Allan, 97 palloni giocati con una percentuale di precisione del 96% (record in campo). Il brasiliano, oltre al gol segnato, ha rappresentato un hub importantissimo per Sarri nella gestione del gioco offensivo – oltre al solito contributo in fase di non possesso, 6 tackle riusciti, anche questo è un primato.

Vogliamo dedicare le ultime righe a Vlad Chiriches. Il rumeno è stato autore di una prestazione molto positiva, almeno secondo i numeri. Nessuno come lui per eventi difensivi totali (7 tra intercetti, tackle e palloni spazzati). Bene anche la sua fase di costruzione, 88% di pass accuracy su 98 palloni giocati. Dal punto di vista delle sensazioni, però, la sua prova non è stata altrettanto convincente. L’ex Tottenham sembra mostrare una sicurezza eccessiva nelle letture degli anticipi e dei movimenti, e un eventuale errore di valutazione non è facilmente compensabile dalla velocità sul breve. Come, per esempio, accade a Koulibaly.

La sua affidabilità come alternativa difensiva resta alta, ma probabilmente dà il meglio accanto a un difensore dinamico e meno concettuale come Koulibaly, soprattutto al cospetto di attaccanti veloci e sguscianti come quelli del Sassuolo. Sono dettagli, ma il Napoli che punta al successo e quindi aspira alla perfezione deve lavorare proprio su questo.

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