ilNapolista

Il caso-Jorginho: ovvero il calcio verticale di Ventura è antico, non al passo con i tempi

Questione di moduli, ma soprattutto di principi: mentre l’Italia propone giovani interessanti e alternative tattiche moderne, il calcio della Nazionale è fermo.

Il caso-Jorginho: ovvero il calcio verticale di Ventura è antico, non al passo con i tempi

Questione di principi, non di moduli

Se ieri Alfonso Fasano ha scritto dell’Italia e dei suoi problemi bypassando il caso-Jorginho, oggi è il caso di restituire a Jorgi quel che è di Jorgi. In realtà, lo spunto ci è venuto leggendo questa mattina Gianni Mura su Repubblica: «È un film già visto. Si prova a imporre il gioco, si prende atto che non è possibile, ci si rassegna e si finisce per subire il gioco altrui».

L’Italia che perde con la Spagna ci sta, forse non 3-0 in questo modo (Conte docet, Euro 2016), ma ci può stare. Non ci sta che l’Italia pareggi in casa contro la Macedonia di Pandev, oppure che vinca in maniera stentata contro Israele (1-0 un mese fa). Ergo, c’è qualcosa che non va. La squadra gioca maluccio, e se (se!) vince lo fa deludendo sul piano del gioco, anche contro avversari improvvisati. Il problema, secondo la visione comune, sta nel modulo scelto dal commissario tecnico, c’è scritto anche questo nell’articolo di ieri. Il modulo, però, non è altro che una conseguenza numerica e di scelta rispetto alla preferenza per alcuni principi di gioco. Nel caso di Ventura, l’idea è quella della verticalità, del ribaltamento immediato del campo.

È un modo per fare quanto descritto da Mura: sono tecnicamente meno dotato, tendo a non giocare bene il pallone in fase di possesso, cerco di essere pericoloso giocando il pallone in avanti. Da qui Bonucci, da qui due punte, da qui un centrocampo a due che ha il compito di giocare in verticale, più che di costruire il gioco. Ripetiamo, è un modo per superare una certa carenza di qualità. Che, proprio per questo, risulta praticamente inutile contro Macedonia e Israele. E finisce per essere poco efficace anche contro chi il pallone lo tiene per vocazione, e lo tiene benissimo. La Spagna, per esempio.

Perché Conte faceva funzionare l’Italia

Voi direte: anche Conte aveva un modo di giocare lontano dall’idea del possesso (quella di Sarri, Spalletti, Montella, in un certo qual modo anche di Allegri). E allora cos’è cambiato? È cambiato che il calcio verticale di Ventura è ancora più immediato e veloce rispetto a quello di Conte, che nel lancio lungo di Bonucci individuava una possibilità ulteriore – non la primissima scelta di manovra – rispetto alla sovrapposizione degli interni sugli esterni del 3-5-2, che sfruttava i movimenti ad elastico delle due punte e la costruzione dei triangoli tra uno dei due attaccanti (solitamente uno di movimento e uno statico) e i calciatori sulle fasce.

E poi c’era una ricerca continua del pallone, un’aggressività fortissima nel tentativo di recuperarlo per poi giocarlo. Magari in verticale, sì, ma l’intensità propriamente fisica era decisamente diversa. Da qui il modulo, per giocare rispettando certi principi serve un centrocampo di tre uomini. E allora sì, viene da dire.

Jorginho

Torniamo a Jorginho. Che non c’entrava niente con Conte, abbiamo scritto perché ai tempi di Euro 2016. Riprendiamo parte di quel pezzo: «Il centromediano del Napoli è un metronomo particolare, che raramente verticalizza ma fa invece girare la squadra attraverso la velocità di palla e pensiero. Una velocità solo orizzontale, però, che permette ai ragazzi di Sarri di salire in maniera armonica e di riempire gli spazi nella metà campo avversaria attraverso la grande qualità dei suoi uomini offensivi. Tutta roba che a questa Italia non occorre, non serve, non fa comodo. Nel contesto di Conte, e perdonateci la frase fatta, ci sta come i cavoli a merenda. Ci sta più un equilibratore come Thiago Motta, sicuramente; ci sta più un calciatore come De Rossi, in grado di integrarsi più facilmente con Bonucci e che ha anche, in qualche modo, il barckground storico-posizionale per sostituirlo».

Ora, però, la situazione è cambiata. Perché Bonucci e tutta la BBC hanno un anno in più, ne avranno due ai tempi del Mondiale in Russia; perché il mondo del calcio è andato avanti, oggi si gioca con tre centrocampisti e il centromediano metodista, caratteristiche personali a parte; e perché, senza alcuna dietrologia, neanche più la Juventus gioca come vuole e dice il commissario tecnico. 

E allora, torniamo al punto di partenza: ridare a Jorgi ciò che è di Jorgi. Con un concetto semplice: se l’Italia non vince e non gioca bene, e nel frattempo il campionato italiano ti dice che in Italia si gioca in un certo modo, perché non premiare e seguire certe indicazioni? Perché intestardirsi in un gioco che, oltre ad essere decisamente obsoleto, non funziona? Perché non dare a Jorginho la possibilità di riprodurre, nella Nazionale, le dinamiche che portano il Napoli al primo posto in classifica? Che poi, ripensandoci, non è che Pjanic o De Rossi facciano tante cose diverse nella Juventus, Roma.

Questione di principi, non di moduli/2

Verratti-Jorginho-Parolo; oppure Verratti-De Rossi-Bonaventura; o anche Verratti-Marchisio-Florenzi, in attesa dei rientri. Ci sono molteplici possibilità, anche andando oltre Jorginho. L’italobrasiliano è il pretesto “napoletano” per chiedere a Ventura una revisione in chiave moderna del suo gioco, del resto lo stesso Ct ha ragione fin quando dice che il regista del Napoli c’entra poco col suo credo tattico.

Il punto è proprio questo, però: se il credo tattico fosse sbagliato? Non fosse adatto ai tempi e agli uomini? Avremmo potuto dire la stessa cosa con Conte, ma Conte ci smentì con la forza dei risultati. Il gioco non era brillantissimo, ma con un’Italia tecnicamente e “storicamente” in difficoltà (molto più di questa, basta citare i nomi di Belotti e Gagliardini) ci può anche stare. Ora, con una Nazionale che propone giovani interessanti, e un campionato che pare offrire indicazioni tattiche chiare, l’Italia è ferma. Senza Jorginho, e questo è un mezzo problema. Senza gioco e soprattutto senza risultati. Quindi, senza nessuna giustificazione valida o plausibile rispetto a quanto stiamo vedendo.

 

ilnapolista © riproduzione riservata