Le parole del designatore arbitrale, raccolte dalla Gazzetta dello Sport: «Rigori, cartellini rossi, gol e scambi di persona. I calciatori che chiedono il Var saranno ammoniti».

Atto primo
Insieme al campionato, inizia ufficialmente anche l’era Var per la Serie A. Le 20 squadre di massima serie sperimenteranno a partire da oggi la tecnologia a supporto dei direttori di gara, dopo un’estate di polemiche (preventive) su tempi e modalità d’utilizzo. Una ripetizione utile sulle caratteristiche e l’applicazione del mezzo arriva dalla Gazzetta dello Sport, che raccoglie le parole di Nicchi (presidente Aia) e Rizzoli (nuovo designatore Can A). Che, ovviamente, parlano di Var, spiegano quello che è importante sapere, anzi ripetere.
«Dobbiamo essere tutti preparati, giornalisti compresi. Chiariamo un concetto: l’ultima parola non ce l’ha chi sta al monitor, ma l’arbitro in campo. Le decisioni principali saranno sempre prese da lui: il Var potrà suggerire su fatti oggettivi e non soggettivi, poi l’arbitro andrà a verificare il replay. Rispetto al passato chi dirige avrà una sorta di portiere che eviterà gli errori più grossi. Questo è l’obiettivo della tecnologia: spero sia usata il meno possibile. Servirà un po’ di pazienza: abbiamo bisogno di fare esperienza, ma è vitale non sbagliare quando si ricorre alla Var. La velocità della decisione cisarà col tempo».
Changing game
Rizzoli ricorda il protocollo internazionale in merito agli episodi in cui può entrare in campo il supporto tecnologico: «È tutto molto chiaro e ristretto dell’Ifab: la moviola può intervenire solo su gol, rigori, rossi diretti e scambi di identità. Se un giocatore chiede il ricorso al replay sarà ammonito. Che contributo penso di dare ai miei colleghi? L’esperienza. Bisogna farli crescere. Se la Var stempererà le proteste in campo? Oltre che lecito è auspicabile».
Ieri sera, debutto per il Var anche in Germania. Bayern Monaco-Bayer Leverkusen 3-1, con un rigore assegnato a Lewandowski dopo l’utilizzo del mezzo tecnologico. Una decisione giusta, il rigore non era clamoroso ma era da assegnare, semplicemente, a titolo di regolamento. È andata come deve andare, come dovrebbe andare anche da noi. Anche questo è lecito e auspicabile.