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Lo scudetto al Napoli: l’ottimismo nasce dal campo, dove la squadra sta costruendo sé stessa

La forza del Napoli, la forza delle altre, il mercato e l’emotività dei tifosi e dell’ambiente: lo scudetto del Napoli è un’ipotesi possibile.

Lo scudetto al Napoli: l’ottimismo nasce dal campo, dove la squadra sta costruendo sé stessa

Hanno tutti ragione

Ho letto e riletto con attenzione gli articoli di questi ultimi giorni sullo scudetto al Napoli. O meglio, sulla percezione rispetto alla candidatura allo scudetto di questa squadra. Ebbene, io sono uno di quelli che in media stat virtus. Certo, in questo atteggiamento c’è un minimo di inguaribile paraculaggine, ma credo che il punto non sia questo. Io credo che l’approccio alla realtà del calcio, e del Napoli, debba essere quanto più possibile oggettivo e contestualizzato, quindi disincantato ma realista.

Comprendo e apprezzo parti dei due ragionamenti che sono alla base delle disamine dei miei compagni di viaggio: il realismo perché la Juventus è (ancora) più forte, l’entusiasmo per quello che si è visto ed è stato fatto nel finale dell’ultima stagione, la paura per il rafforzamento altrui (ne parliamo) e tutto il resto. Ecco, io mi pongo in mezzo. E andrò per punti, anzi per domande. Mi risponderò da solo, ma del resto questo è un pezzo autoreferenziale. E fondamentalmente paraculo.

La forza del Napoli

Prima domanda: il Napoli può davvero puntare allo scudetto? Sì, ma dipende anche dagli altri. È una risposta banale e banalizzante, ma in cui c’è tutto. Il primo Napoli di Benitez mise insieme 78 punti, quello di Sarri ha toccato quota 82 e poi 86. Siamo in crescendo dal 2013, con una sola fermata sbagliata (2015). Ecco, in un campionato con forze in campo più equilibrate sulle 38 partite, un punteggio del genere vale lo scudetto; in un torneo in cui una squadra nettamente più forte potrebbe anche vincerle tutte o quasi (la Juventus 2015/2016 concluse il campionato con una striscia di 26 vittorie in 28 match), bisogna andare oltre quota 90.

Il Napoli può superare quota 90? Sì, avrebbe potuto riuscirci anche quest’anno. Ci sono state cadute evitabili, e i quattro punti “mancanti” per raggiungere quella quota si potevano racimolare tra qualche pareggio inopinato senza rendere disumano (o juventino) il cammino di una squadra non all’altezza della prima in classifica. Quindi, direi proprio che l’entusiasmo intorno a questa squadra per la quota scudetto è quanto mai giustificato. Parliamo di semplice matematica in rapporto alla forza espressa in campo, ora partiamo con un’analisi delle avversarie, quindi del mercato, e con il discorso emotivo.

La forza delle altre

Raniero Virgilio ha scritto una cosa molto interessante, in questo articolo: «È una falsa percezione quella che vede nel tramonto (temporaneo) delle grandi del Nord una opportunità irripetibile per una vittoria del Napoli. Chi non guida le classifiche finanziarie tenendo strettamente in mano le redini di un sistema (cioè chi non è la Juventus) può trarre solo vantaggio da un ventaglio più largo di contendenti. Di un nascente libero mercato, va sottolineato, si giova soprattutto chi, come il Napoli, ha investito sulla stabilità – finanziaria e tecnica».

Quindi, il rafforzamento del Milan (insieme a quello in pectore dell’Inter) come va accolto? Con piacere, ovviamente. Perché se il Milan ha tolto tre punti alla Juve l’anno scorso (con una certa dose di fortuna), l’anno prossimo potrebbe togliergliene quattro; idem per l’Inter; se la Lazio, per esempio, ha incassato 17 milioni per Biglia (dal Milan), potrebbe permettersi l’acquisto di uno-due calciatori importanti con cui togliere due punti ai sei concessi l’anno scorso alla Juventus. E così via. Se gira il mercato, le squadre cambiano. E tendono a rafforzarsi.

Ecco, l’ultima domanda sulle altre: la Juve si rafforza? I bianconeri hanno acquistato De Sciglio, Douglas Costa e Bernardeschi, poi prenderanno un centrocampista (forse due) e un centrale difensivo al posto di Bonucci. Probabilmente, terranno Alex Sandro. Se vogliamo considerare i tre arrivi come parte della formazione titolare, per chi scrive non sembra che siano molto più forti dei corrispettivi del Napoli. Bernardeschi non vale Callejon, Douglas Costa ha una dimensione internazionale più grande di quella di Insigne, ma diciamo che Lorenzo “sta recuperando”; e De Sciglio-Hysaj mi pare un duello da pari e patta. Insomma, la Juve è più forte e più completa e resta la favorita. Ma un Napoli che non cambia e mantiene i migliori inevitabilmente cresce. Se la Juve non fa upgrade deciso, la distanza resta la stessa. Significativa ma breve, a leggere le ultime due classifiche.

Il mercato del Napoli

Ne abbiamo appena accennato sopra. Che mercato ha fatto il Napoli? Il Napoli ha fatto e farà il mercato che una parte di tifosi – maggioritaria – chiede da anni a questa squadra. Non cedere i migliori e coprire le falle dell’organico. A quaranta giorni dalla chiusura delle listge, a Sarri mancano un vice-Reina e un vice-Maggio. Il vice-Callejon c’è, magari non è fortissimo (Giaccherini) ma è vero pure che lo spagnolo ex Real non ha praticamente bisogno di un vice. C’è tempo. E intanto c’è un Napoli che non cede, non rifonda e non fa girare il suo mercato è un Napoli destinato a crescere. Perché c’è una cosa che nessuno, o quasi, fa rientrare nel circolo dell’analisi intorno a questa squadra. Il campo. O meglio: la forza del campo.

La forza del campo

Siamo arrivati al punto nevralgico di questa analisi. Tutto quello che c’è scritto nei pezzi degli ultimi giorni parla dell’entusiasmo intorno a questa squadra. Della percezione dei tifosi rispetto a questo campionato. Chi parla di scudetto certo esagera perché non tiene conto della Juve. Chi invita tutti ai piedi per terra fa l’errore di cui abbiamo appena parlato: ignora la forza del campo. Quella di Sarri, quella dei calciatori. In pari misura. Il lavoro condiviso del tecnico e della squadra hanno permesso al Napoli di superare indenne l’addio di Higuain e l’infortunio di Milik. Prima ancora, di dimenticare un anno ricco di emozioni ma privo di gioie come il secondo di Benitez che la città affrontava come una specie di marcia verso un inevitabile patibolo.

Il Napoli – e su questo sono in disaccordo con Massimiliano Gallo da sempre, e viva il disaccordo e il confronto – è una squadra completamente impermeabile a quello che succede fuori dal campo. Gli scazzi Sarri-De Laurentiis, le dichiarazioni nascondino del primo, le uscite un po’ frivole del secondo, le critiche dei tifosi, i papponisti e i filosocietari. Nulla ha mai sfiorato davvero questa squadra, da due anni a questa parte. È l’ambiente che si è nutrito e si nutre di queste situazioni.

Per vincere, intendo lo scudetto, potrebbe occorrere la manipolazione di questo tipo di emozioni. L’ho scritto in un pezzo-elogio di Sarri, anche per me potrebbe gestire meglio il suo profilo comunicativo – che a questo livello fa la differenza. Ma poi, faccio i conti con il campo. E mi accorgo che il Napoli non solo gioca bene, ma sgretola tutti i record di punti possibili. Mi accorgo che non abbiamo vinto gli ultimi due scudetti perché la Juve ha fatto dei punteggi clamorosi. Mi accorgo che il progetto funziona, la squadra cresce nonostante si commettano degli errori. È quello che mi serve per essere ottimista.

Conclusioni

Insomma, io mi approccio a questa stagione con due consapevolezze. Chiare, precise, rassicuranti. Il Napoli farà ancora una volta il massimo possibile, sbaglierà qualcosa ma sarà rappresentativo della sua identità. Se la quantità di errori diminuirà ancora, e qui si sta concentrando il lavoro dell’intero club, lo scudetto dipenderà da quanto saranno bravi gli altri. Se non sei il più forte, è il tuo destino. Il Napoli non è ancora il più forte, sta studiando per diventarlo. Giocare con la pressione è un’altra cosa, qui sono d’accordo con Massimiliano Gallo. Ma questa squadra può riuscire a fare queste cose dal campo, con il campo.

Ecco, è solo qui che bisogna puntare. È quello di cui mi piace parlare, e ci sono le testimonianze che tutto questo può essere ancora possibile. A tutti i livelli. Il Leicester è un estremo, in mezzo ci sono stati il Monaco, il Borussia Dortmund, il Chelsea di Champions qualche anno fa. Il Napoli sta facendo il possibile perché possa accadere questo, e io apprezzo proprio questo di questo progetto. Il campo, prima di tutto. È la cosa che conta di più. Deve esserlo. Sarà anche un paraculo, ma resto un innamorato del gioco. Un romantico. Il Napoli può vincere così, solo così. Provarci è il primo step. Lo stiamo facendo, forse, nel modo migliore possibile. Per quello che siamo, ovviamente.

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